Sanzioni Russia: l’Europa brucia 100 miliardi e 2 milioni di posti di lavoro

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L’INCHIESTA LENA
Questa inchiesta – riportata da Repubblica – è stata condotta da giornalisti del Lena (Leading European Newspaper Alliance), alleanza di cui Repubblica fa parte con Die Welt, El Pais, Le Figaro, Le Soir, Tages-Anzeiger e Tribune de Genève.

LA CRISI con la Russia aperta dalla battaglia delle sanzioni (imposte dagli USA alla UE) costerà ai Paesi dell’Unione Europea e alla Svizzera un prezzo di gran lunga più alto delle previsioni. Uno studio condotto in esclusiva per il Lena (Leading European Newspaper Alliance) dal Wifo (Osterreichisches Institutfur Wirtschaftsforschung, Istituto austriaco per la ricerca economica), documenta come in tutta Europa siano a rischio due milioni di posti di lavoro e circa 100 miliardi di euro in valore aggiunto nell’export di beni e servizi.

“Il calo delle esportazioni dai Paesi Ue che avevamo ipotizzato nell’autunno dello scorso anno come scenario estremo  –  spiega Oliver Fritz, uno dei tre estensori della ricerca  –  è ormai realtà. E le sanzioni alla Russia e la risposta di Mosca hanno un ruolo decisivo. Se la situazione non dovesse mutare radicalmente, è prevedibile che le nostre ipotesi più fosche diventino realtà”.

“Nessun leader europeo è indipendente dal controllo di Washington”

Il 17 giugno gli ambasciatori dei 28 Paesi dell’Unione europea, riuniti nel Coreper, hanno deciso di prorogare le sanzioni contro la Federazione Russa di ulteriori sei mesi, e cioè fino al 31 gennaio 2016.

La risposta di Mosca – Se l’Occidente deciderà di prolungare le sanzioni contro la Russia per la crisi ucraina, anche la Russia di conseguenza prolungherà l’embargo sui generi agroalimentari provenienti dall’Occidente. Lo ha dichiarato il vice premier russo Arkadi Dvorkovich a margine del Forum economico di San Pietroburgo

. “Noi – ha detto Dvorkovich alla tv Rossia 24 – non pensiamo di cambiare la nostra politica se la politica dei nostri partner non cambierà”.

 

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