Malati di Sla a Roma: “Se il governo non ci ascolta ci lasceremo morire”

 

“Meno male che c’è il sole e il vento, così stare qui con i malati sarà meno difficile” così ha detto un assistente familiare che ha deciso di stare accanto al suo malato e portarlo fino a Roma, davanti al ministero dell’Economia. Le proteste dei malati di Sla sono sempre un rischio soprattutto per loro eppure anche questa volta sono tornati davanti alle porte del Mef.

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Durante una delle numerose mobilitazioni qualche anno fa ci fu anche una tragedia: il 24 ottobre 2013 Raffaele Pennacchio morì dopo alcuni giorni di proteste al ministero. Per ricordarlo tutti i manifestanti indossano qualcosa di rosso. “Se protestiamo è perché la situazione è al limite, non è facile per noi viaggiare in barella, con tutti i macchinari e tanto meno rimanere in presidio” dice Mariangela Lamanna, vicepresidente del comitato 16 Novembre, l’associazione dei malati gravi e di coloro che sono affetti da patologie invalidanti. Eppure sono arrivati qui da tutta Italia, come Salvatore Usala che arriva dalla Sardegna, o come la presidentessa del comitato Laura Flamini che ha affrontato un lungo viaggio in ambulanza.

RAGIONI DI UNA PROTESTA DISPERATA – Le ragioni della protesta non sono cambiate dall’ultima: un’assistenza dignitosa, un diritto di ogni malato. Il presidio vuole richiamare l’attenzione del Governo sulla necessità di interventi per i disabili gravi e per la loro assistenza. Tre le richieste principali: la definizione di questo Piano Nazionale per le non autosufficienze che garantisca tutti i diritti del malato, prestazioni e servizi a tutte le persone non autosufficienti in Italia, senza disuguaglianze territoriali, l’aumento della dotazione del Fondo nazionale della non autosufficienza ad almeno 1 miliardo di euro nel 2016 e di 1,2 miliardi di euro nel 2017.

Perché alla fine questo fondo, che il governo a novembre 2014 ha portato a 400 milioni di euro, potrebbe anche essere diminuito attraverso la legge di stabilità. I fondi sono infatti strutturali per 250 milioni e solo per il 2015 sono stati aumentati a 400 milioni, con la conseguenza che quando ci sarà da discutere della legge di stabilità, non si partirà da 400 milioni ma da 250: il rischio è che il fondo diminuisca e rimanga su questa cifra, vanificando tutte le mobilitazioni dei malati degli ultimi anni. “Quando siamo stati ricevuti da Del Rio, promise l’aumento del fondo a 350 milioni di euro e io dissi che non ci stava bene perché quella era la cifra che già si paventava e non era sufficiente, che bisognava fare uno sforzo ulteriore. Del Rio dopo un’ora mi telefonò dicendo che erano stati portati a 400 milioni – spiega Lamanna – ma di fatto questa è stata una presa in giro, perché i fondi sono strutturali per 250 milioni e solo per il 2015 sono stati aumentati fino a 400. Il rischio è che quella cifra venga praticamente dimezzata”.

Selene Ciluffo – .today.it/