Isis, nuovo video dell’orrore: “spia” siriana crocifissa e mutilata di mani e piedi

La saga del terrore continua. Dopo le mutilazioni, gli stupri, le donne vendute come schiave per un pacchetto di sigarette, le decapitazioni e le esecuzioni di massa l’Isis trova sempre un nuovo modo per superarsi. E questa volta ha superato la soglia dell’orrore con un video, uscito da poco, in cui si mostra un prigioniero crocifisso e fatto a pezzi in mezzo al deserto.

ISIS-MUTILATO

Pubblicato con il nome di “Scoraggiamo le spie 1”, lascia presagire che sia solo l’inizio di una nuova serie di filmati simili. Aymenn Jawad Al-Tamimi, socio del Middle East Forum, ha confermato che nel video i miliziani parlano di altre quattro spie in attesa di “giustizia”, una delle quali avrebbe avuto contatti con i Peshmerga curdi.

La confessione – Il video è conforme a tutti gli altri girati dall’Isis: telecamera in alta qualità, audio e video in stile hollywoodiano e regia curata ad arte. Il filmato comincia con un uomo mascherato mentre una canzone in sottofondo recita: “Noi distruggiamo ciò che è indegno e vile, nella mostruosità il suo mondo si è sconvolto”. Il jihadista quindi accusa il prigioniero, al solito vestito con la tuta arancione che richiama quelle di Guantanamo, di aver parlato con ufficiali dei servizi segreti curdi. La vittima, chiaramente esausta e quasi priva di conoscenza, non può far altro che confessare i sui “crimini”. A quel punto la sua fine è segnata.

L’esecuzione – Compare quindi una Sura del Corano, che recita: “Il castigo per chi muove guerra ad Allah e al suo Messaggero è esecuzione o crocifissione o amputazione di mani e piedi di lati opposti o l’esilio dal paese”. Purtroppo per la vittima l’esilio non è contemplato nella follia del Califfato, e la Sura lascia presagire quello che accadrà nel fotogramma successivo. Stacco, e l’inquadratura si sposta sul deserto. Qui il prigioniero è appeso alla croce, con la testa chinata in attesa della sua morte. A quel punto il boia, con il viso scoperto, gli mozza la mano destra e il piede sinistro fra le urla e i pianti dell’uomo. Nella sequenza successiva il corpo dell’uomo pende senza vita dalla croce di legno cui era legato. LIBERO