La Corte penale del Cairo ha confermato la condanna a morte dell’ex presidente egiziano Mohamed Morsi (ingegnere formatosi negli Stati Uniti e leader dei Fratelli musulmani) per aver pianificato l’evasione dal carcere dei vertici dei Fratelli musulmani nel 2011 e le aggressioni alle forze dell’ordine durante la ‘primavera araba’ in Egitto.
Nel 2012 Morsi veniva celebrato dal Time e prometteva al paese libertà e un rilancio economico attraverso i buoni contatti della Fratellanza con il Fondo Monetario Internazionale. Questo non avvenne. Fratelli musulmani e salafiti scrissero una costituzione con una forte impronta islamista. Nacque la rivolta e la gente comunciò a invocare l’esercito, che difatti arrivò e prese il potere emanando poi una costituzione piu’ liberale e avviando davvero un rilancio economico.
La sentenza arriva dopo che i giudici hanno chiesto il parere il Gran Mufti’, interprete della ‘legge islamica’ e con un ruolo di consulenza per il governo. Il parere e’ segreto e non vincolante, ma per essere esecutiva la sentenza deve passare al suo vaglio.
In precedenza, i giudici avevano invece convertito in ergastolo la pena capitale contro l’ex capo dello Stato egiziano, relativa al reato di spionaggio.
Il segretario generale dell‘Onu, Ban Ki-moon, e’ “profondamente preoccupato” per la conferma della condanna a morte di circa cento imputati in Egitto, tra cui l’ex presidente Mohamed Morsi.
Il verdetto è “uno sviluppo preoccupante”, e “l’Ue si aspetta che queste sentenze siano riviste in appello”, ha fatto eco la responsabile della politica estera Ue, Federica Mogherini, sottolineando che Il Cairo “deve rispettare gli obblighi internazionali e il diritto a un processo equo”.
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Ma a noi interessa qualcosa se Morsi viene giustiziato?
La Mogherini farebbe meglio a pensare ai marò…