di Nicolò Petrali
Se avesse avuto una pistola, il capotreno aggredito la notte scorsa a colpi di machete da una banda di ragazzi sudamericani, avrebbe ancora il suo braccio. Dicano quel che vogliono i benpensanti radical-chic, la verità sappiamo tutti qual è: là fuori è una giungla e la sua legge non ammette deroghe. Vince il più forte. A noi non resta che scegliere da che lato della catena alimentare vogliamo stare.
Si può decidere di porgere l’altro braccio perché si confida in una giustizia ultraterrena, si può provare a tirar fuori il cellulare e allertare le forze dell’ordine (sperando di essere più veloce tu a comporre il numero e a chiedere aiuto del pazzo che hai di fronte a colpirti col machete) nella speranza che ti soccorrano in tempo oppure – soluzione che da noi non è contemplata – si estrae un arma e si fa fuoco. Al netto di caratteristiche caratteriali soggettive (non tutti, nemmeno in condizioni di estremo pericolo, avrebbero il fegato di premere il grilletto), la terza via è certamente preferibile.
“Non ci si fa giustizia da soli, sarebbe il far west”, sentiamo spesso dire. Eppure a me sembra molto più democratico il vecchio west rispetto all’Italia di oggi. In un duello i cowboy avevano esattamente le stesse probabilità di sopravvivenza che avevano i fuorilegge. 50% e 50%. A far la differenza erano solo destrezza e mira. Nel caso del capotreno invece direi che le odds erano nettamente a suo sfavore. Almeno un 99% a 1%, dove quell’uno rappresenta il remoto caso in cui un agente di polizia passasse in quel preciso luogo in quel preciso momento.
Purtroppo però l’Italia non è l’America. Noi dobbiamo continuare a giocarci queste mani dove sappiamo già che perderemo. La mentalità socialista e antidemocratica tipicamente europea ci ha convinto che l’unica entità legittimata ad avere il monopolio della forza sia lo Stato. Gli americani, invece, memori di Re Giorgio e di che cosa significhi delegare questa fondamentale questione allo Stato, preferiscono concedere a tutti la possibilità di difendersi. Il principio è semplice: se a una minaccia ne corrisponde un’altra uguale e contraria è più difficile che qualcuno scelga di rompere l’equilibrio. Persino lo Stato avrebbe meno interesse a rompere un patto sociale equilibrato. E nel caso in cui qualcuno decidesse di farlo lo stesso, la partita si giocherebbe comunque alla pari.
E allora, invece di chiedere ai nostri governanti ulteriori leggi che comunque non verrebbero applicate, spingiamo perché le categorie a rischio abbiano la possibilità di armarsi. Sarebbe un primo passo verso un paese finalmente liberale e democratico.
P.s. Per chi se lo dovesse chiedere, non sono legato in alcun modo a fantomatiche lobby di armi, non sono un politico dunque non cerco consenso e non percepisco denaro per questi articoli. Quindi, nel caso, datemi semplicemente del fuori di testa.
Nicolò Petrali blog – il giornale