di Domenico Rosa
Qualche tempo fa, in un’osteria in Via degli Alfani, si è consumata una clamorosa beffa. Il protagonista di questa esilarante vicenda è Lampard, non un asso del pallone, ma un rappresentante di lampadine. Un uomo di stile, degno epigono del conte Mascetti. Si presenta sempre ben vestito e con la sua immancabile ventiquattrore, regala sorrisi e apprezzamenti.
La scia di profumo, la sentono anche i fedeli in Santissima Annunziata. Entra nel locale, saluta sorridente i proprietari. Tutti gli ‘abituè’ lo conoscono, millanta di aver avuto miriadi di donne. I maligni sussurrano: “Lui sta alle donne come il fumo agli occhi”. Ma noi non siamo maligni, ci piace credere alle parole di questo mattacchione e ai suoi racconti fatti di assurde geometrie. E’ lunedì, c’è la trippa, Lampard ne va matto. Ordina: “Una porzione abbondante, con tanto parmigiano”. “Non si mangia senza vino”, scherza. Così che arriva immancabile il litrozzo di rosso, che tra una battuta e l’altra si esaurisce rapidamente. Passa un’ora e mezza, il pasto è consumato, il ‘conte’ ha gradito e non risparmia sperticati complimenti al cuoco. “L’è proprio come la faceva la mi mamma”.
Adesso però è il momento più difficile, quello di pagare. Lampard a fianco a sè ha una borsa e un cappotto, dice a Simone di guardarli, nel frattempo va a prendere i soldi in macchina. “E’ parcheggiata 100 metri più in là”. Passano 20 minuti, un altro cliente si alza e si accinge a prendere borsa e cappotto, Simone lo scorge, esce dal bancone e lo afferra per un braccio: “Cosa fa? Chiamo la polizia” L’avventore, esterrefatto non capisce, ha appena pagato il conto, pensava di tornare il prossimo lunedì. Il povero gestore si accorge della truffa. In un lampo capisce di aver preso un granchio e di aver perso un cliente. Gli effetti ovviamente non appartenevano al Lampard, che nel medesimo istante sedeva ai tavolini del caffè San Marco a degustare l’abituale caffè.