E’ un ultimatum quello che lo Stato Islamico (Is) ha imposto ad alcune donne siriane, non sposate o rimaste vedove nel conflitto in corso dal marzo del 2011, alle quali è stato chiesto di sposare un miliziano, pena la schiavitù.
Tra queste anche Shokrana Khalil Alawi, vissuta per quattro anni sola con il figlio Mustafa di 7 a Dier Ezzor, in Siria, dopo essere rimasta vedova. ”Ha chiesto la mia mano – ha detto la donna, 37 anni – ma quando mi sono rifiutata ha emesso un ultimatum: sposami o diventerai mia schiava”. Migliaia sono le donne non sposate che subiscono la stessa sorte di Alawi nelle zone controllate dall’Is in Siria.
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Nel 2011 la maestra elementare Alawi va a vivere con il marito e il figlio a Deir Ezzor, nell’est del Paese. Quando a marzo è iniziata la protesta contro il regime di Bashar al-Assadm il marito, che era un agente dell’intelligence siriana, ha disertato per unirsi ai ribelli dell’Esercito libero siriano. Qualche settimana dopo il marito è stato ucciso in battaglia. Inserita nella lista nera del regime siriano e impossibilitata a raggiungere la sua famiglia d’origine a Hassakeh, la donna è rimasta da sola con il figlio a Dier Ezzor dove ha insegnato come volontaria alla scuola elementare creata in un bunker sotterraneo.
Un giorno, mentre andava a scuola, la donna è stata notata, senza velo in testa, dal miliziano che le ha chiesto ”di sposarmi. All’inizio pensavo fosse uno scherzo”. L’uomo l’ha poi chiesta in sposa ”varie volte” tramite un uomo a lei vicino, ma lei ha sempre rifiutato. L’Is non era ancora entrato in città e il suo pretendente, un marocchino di dieci anni più giovane, faceva parte del Fronte al-Nusra. Entrato poi nell’Is, una volta che il gruppo ha conquistato Deir Ezzor, il miliziano un giorno ha bussato alla porta di Alawi per dirle: ”se non mi sposi, ti farò mia schiava”. A quel punto la donna ha progettato di fuggire, aiutata dall’Esercito libero siriano.
Insieme al figlio è arrivata a Urfa al confine con la Turchia per iniziare una nuova vita. ha cercato lavoro, nelle scuole, uffici o ristoranti, ”ma tutti sanno che sono una donna sola”, ha raccontato a The Telegraph, affermando che ”qui gli uomini trattano le donne come oggetti. Molte altre donne siriane hanno i miei stessi problemi”.
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