I cinque anni di carcere per il reato di vilipendio al capo dello Stato saranno solo uno sbiadito ricordo: l’aula di palazzo Madama si appresta a modificare l’articolo 278 del codice penale, che (ancora per poco) infligge da 12 a 60 mesi di gattabuia a “chiunque offende l’ onore o il prestigio del presidente della Repubblica”. L’iter del provvedimento al Senato riprenderà il suo cammino in aula il 4 giugno, una volta passata l’indigestione di comizi, sondaggi, exit poll e spoglio delle schede per le elezioni amministrative di fine maggio.
I senatori saranno chiamati a decidere se approvare senza modifiche il testo uscito dalla commissione Giustizia di Palazzo Madama, che ha vagliato due disegni di legge: quello del senatore M5S Lello Ciampolillo, poi scelto come testo base, ma emendato, e quello del vice presidente del Senato Maurizio Gasparri, che comunque annuncia battaglia in aula, insistendo sulla necessità di abrogare del tutto il reato.
Il testo uscito dalla commissione Giustizia, infatti, non prevede la cancellazione tout court del reato di vilipendio, ma tramuta il carcere in una sanzione pecuniaria da 5mila a 20mila euro, mantenendo la pena detentiva, fino ad un massimo di due anni, solo nel caso in cui l’offesa al capo dello Stato sia riferita ad “un caso specifico” e non sia ‘generica’.
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