Rom, Marino accelera con il piano: le tre mosse per chiudere i campi rom
Accelerare con il piano rom. Rientrato dall’America dove ha ricevuto la laurea honoris causa, Ignazio Marino appare deciso a dare una risposta concreta al problema nomadi nella Capitale, soprattutto dopo l’incidente di via Mattia Battistini. Trasformare l’idea, il progetto di superamento dei Campi rom dell’assessore Francesca Danese in una delibera. E’ questa l’intenzione del sindaco. Non ci sono tempi, nè scadenze, ma l’intenzione è quella di spingere sull’acceleratore lungo una strada già tracciata e comunicata nel corso dei mesi scorsi, in particolare da quando a capo delle politiche sociali non c’è più Rita Cutini.
Tre in particolare i punti del piano già emersi e che proviamo a riassumere. L’obiettivo è riassumibile in “basta campi rom”. Lo chiede l’Europa e Roma e l’Italia, per non incorrere in multe (sono già sotto procedura di infrazione), devono adeguarsi. Lo scoglio da superare è la sistemazione da dare ai 7 mila ospiti dei campi presenti in città. Intanto in queste settimane si sta cercando di capire quanti di questi 7 mila sono realmente senza alternative. Tanti gli sgomberi già effettuati dei cosiddetti ‘rom paperoni'(a Salone come a Castel Romano), famiglie con redditi altissimi e già proprietari di immobili e quindi ricollocabili autonomamente. Nelle prossime settimane, anche su impulso del Prefetto Gabrielli, tali operazioni verranno intensificate.
Oggi lo stesso Marino ha rivendicato quanto fatto in tal senso, allargando il proprio radar anche nei confronti dei campi abusivi: “Abbiamo avviato un percorso e stiamo allontanando dai campi chi non ha diritto di starci. Ne abbiamo identificato molti ed erano nei campi solo per delinquere. Non possiamo tollerare insediamenti abusivi, che mettono a rischio equilibrio città complessa come Roma e proseguiremo su questa strada”.
‘Allegeriti’ i campi bisognerà mettere in atto la strategia di ricollocamento. Da un lato da più parti dell’amministrazione negli ultimi mesi è stato espresso il concetto che “chi ha diritto alla casa avrà un’abitazione, chi no si troverà ad un alloggio per conto suo”. Tradotto: i rom potranno accedere ai bandi per le case popolari che però, si sa, non bastano neanche per coloro i quali hanno già presentato domanda.
Ecco quindi che l’altra idea è quella di concedere dei terreni o delle aree per l’autorecupero urbano, consentendo ai rom di tirare su in autonomia delle vere e proprie abitazioni.
Il piano sarà nelle prossime settimane trasformato in delibera, ma non mancano le polemiche. L’ex sindaco Alemanno attacca: “È una pericolosa follia l’idea di dare case popolari e terreni ai nomadi nell’illusione di chiudere i campi. In questo modo la giunta Marino rischia di far esplodere la rabbia dei romani che non hanno casa e che non possono certo “autocostruirsi” un’abitazione come viene ipotizzato per i Rom. Ma, soprattutto, anche solo ipotizzare questi regali assistenziali significa attrarre altre migliaia di nomadi nella nostra città. In tutta Europa, infatti, ci sono oltre 25 milioni di nomadi pronti a muoversi verso quelle città che offrono maggiori opportunità sia legali che illegali. La giunta Marino, invece di inventare queste assurdità, ripristini immediatamente la sorveglianza nei campi nomadi autorizzati, una sorveglianza che noi avevamo attuato con personale specializzato e che loro hanno completamente cancellato all’indomani del cambio della guardia in Campidoglio”.
romatoday.it
Rimango esterrefatto. Questa idea è proprio assurda. Non si aiutano i cittadini bisognosi per aiutare questi soggetti che per loro natura sono nomadi, quindi dovrebbero girovagare per il mondo e che invece sono diventati stanziali alle nostre spese, senza volersi integrare, senza mandare i ragazzi alla scuola, senza voler andare a lavorare come tutte le persone oneste. Io dico no al progetto