di Giuseppe Palma
Ricordate quando scrissi che se l’Italia uscisse dall’Euro non vi sarebbero preoccupanti ripercussioni sul nostro debito pubblico? Bene, ve lo confermo, infatti attraverso un’applicazione nell’interesse nazionale del principio della LEX MONETAE (combinato disposto degli artt. 1277, 1278 e 1281 del codice civile), e grazie all’aspetto fondamentale che il nostro debito pubblico – benché espresso in Euro – è ancora sotto giurisdizione italiana (circa il 97% dello stesso), il passaggio dall’Euro alla Nuova Lira non creerebbe quella situazione di drammaticità finanziaria cui fanno leva i ciechi sostenitori dell’Euro. Un ripassino non fa male, quindi rileggete questo mio articolo:
La situazione della Grecia, invece, è totalmente diversa da quella italiana. Il debito pubblico greco è infatti per tre/quarti sottratto alla giurisdizione nazionale, quindi un suo eventuale ritorno alla sovranità monetaria produrrebbe sicuramente quegli effetti drammatici che gli euristi – a torto – sostengono possano verificarsi nel caso di un €uroexit dell’Italia.
Il debito pubblico greco, pur ammontante ad appena circa 330 miliardi di Euro (una bazzecola rispetto a quello italiano), è per il 72% sotto giurisdizione “straniera”. Nello specifico: il 60% è in mano all’Unione Europea attraverso il fondo di stabilità europeo (EFSF e MES), mentre il 12% è in mano al Fondo Monetario Internazionale (FMI). Poi c’è un 8% in mano alla BCE (Banca Centrale Europea) e il 15% è rappresentato da Titoli di debito già in circolazione (cioè trattabili sul mercato secondario, dove si forma il famigerato spread).
Questa situazione, cioè il fatto che il debito pubblico di uno Stato sia regolato da giurisdizione diversa da quella nazionale, rende ovviamente drammatica la decisione di un eventuale ritorno alla sovranità monetaria.
A questo punto non posso sottrarmi dall’evidenziare che la responsabilità è tutta dell’Unione Europea. Con la creazione della moneta unica è stata istituita anche una Banca Centrale Europea (BCE), la quale – per espressa previsione del suo Statuto (e non è un caso, credetemi) – non può finanziare i debiti pubblici degli Stati dell’Eurozona. Appare evidente, quindi, che chi ha costruito l’intera struttura dell’Euro aveva ben in mente i gravissimi danni sociali, economici e finanziari cui conduceva questa moneta unica.
I meccanismi del fondo di stabilità europeo (EFSF e MES), a differenza di ciò che avveniva in passato quando ciascuno Stato poteva creare moneta dal nulla e rendersi garante del proprio debito pubblico senza dover massacrare i cittadini, producono una situazione di vero e proprio STROZZINAGGIO legalizzato. Questi strumenti (come ad esempio il MES), che dovevano servire ad aiutare finanziariamente gli Stati in difficoltà, hanno assunto le vesti (e questo era il vero obiettivo dell’apparato eurocratico) di veri e propri cappi al collo dei Paesi che ne avrebbero fatto ricorso, come appunto la Grecia!
Un esempio evidente è costituito proprio dal MES, Meccanismo Europeo di Stabilità (o altrimenti detto Fondo salva-Stati): istituito nel marzo 2011 dalle modifiche al Trattato di Lisbona, nasce come fondo finanziario europeo per la stabilità finanziaria della zona euro. La sua entrata in vigore, prevista inizialmente per la metà del 2013, fu anticipata dal Consiglio Europeo del 9 dicembre 2011 al luglio 2012. Il fondo è stato creato sia per emettere prestiti sia per acquistare titoli sul mercato finanziario primario (ma anche su quello secondario) in favore dei Paesi che si trovino in maggiori difficoltà, con il fine di assicurare loro assistenza finanziaria. Il tutto a condizioni severissime e forcaiole tali da esautorare quasi del tutto la sovranità degli Stati che ne facciano richiesta, infatti i prestiti o gli acquisti dei Titoli non avvengono gratuitamente ma vanno integralmente restituiti (con gli interessi!). Il MES ha chiesto agli Stati membri di versare un anticipo complessivo di 80 miliardi di euro, partecipandovi ciascuno in base alla propria quota parte. La nostra è del 17,91%, già interamente versata.
Se non avete compreso il crimine, ve lo rispiego con parole più semplici:
Prima dell’introduzione della moneta unica ciascuno Stato poteva garantire senza alcun problema il proprio debito pubblico attraverso il Tesoro o la Banca Centrale, creando moneta dal nulla e senza alcun massacro sociale! Oggi, con l’Euro, non è più così. Dovendo ciascuno Stato dell’Eurozona andarsi a cercare la moneta (chiedendola in prestito ai mercati dei capitali privati – ai quali va restituita con gli interessi – oppure tassando i cittadini e/o tagliando le voci di spesa pubblica più sensibili), nel momento in cui i mercati dei capitali privati (es. banche private) “chiudono i rubinetti” per presunta mancanza di affidabilità finanziaria (scusate la semplificazione), ecco che lo Stato in difficoltà può fare ricorso ai meccanismi di stabilità creati dall’apparato eurocratico, il quale non regala soldi a nessuno ma ne pretende la puntuale restituzione con gli interessi. Peggio degli strozzini!
La Grecia, essendo stata costretta a fare ricorso ai meccanismi sopra menzionati, ha determinato la sua condanna a morte come Nazione sovrana. Una parte del suo debito pubblico, infatti, è in mano all’Unione Europea (ut supra), quindi un’eventuale uscita dall’Euro da parte della più antica democrazia del mondo rappresenterebbe per la stessa una situazione drammatica dal punto di vista finanziario.
L’UE è tenuta sotto scacco da parte di ciascuno degli Stati membri fino a quando questi mantengono piena giurisdizione sul proprio debito pubblico, mentre, in caso contrario, la situazione è destinata a mutare drammaticamente!
La situazione greca, pertanto, è veramente compromessa. A meno che Tsipras non decida di rifiutarsi di pagare! L’UE, la BCE e il FMI non hanno strumenti efficaci per recuperare effettivamente quanto “prestato”. Cosa possono fare l’Europa o il FMI se la Grecia esce dall’Euro e smette di pagare i debiti? Mica possono invaderla? Mica possono mandare i carri armati? Visto che il Fondo salva-Stati è costituito dalla quota parte di ciascuno Stato membro, è ovvio che a perderci sarebbe anche l’Italia, la quale – come abbiamo visto – vi ha partecipato al pari di tutti gli altri ed ha complessivamente nei confronti della Grecia un “credito” di circa 40 miliardi di Euro (scusate l’ennesima terminologia semplificata).
Ciò detto, dobbiamo tuttavia cercare di ragionare in chiave non egoistica e decidere se stare dalla parte dei diritti e della democrazia oppure dei mercati e dell’economia.
Tutto ciò premesso, fossi in Tsipras me ne fregherei altamente dell’UE, del FMI e dell’obbligo di restituzione dei prestiti. Il popolo greco sta morendo, quindi occorre un uomo di Stato che persegua esclusivamente gli interessi dei suoi concittadini. Fossi al posto del premier greco tornerei immediatamente alla piena sovranità monetaria e porrei in essere un concreto progetto di piena occupazione, realizzando in tal modo gli interessi esclusivi del mio popolo e della democrazia!
E’ dunque giunta l’ora che la DEMOCRAZIA si riprenda il primato assoluto sull’economia e sul mercato.
Se così fosse, non saranno più gli altri a “spezzare le reni alla Grecia” ma sarà semmai questa a porre fine al crimine UE-Euro, liberando se stessa ed il Vecchio Continente dalla dittatura eurocratica!
E chissà se questa rivoluzione, scherzo beffardo del destino, possa partire proprio dalla più antica democrazia del mondo!
Giuseppe PALMA