Carmela Cenicola, 42 anni, sorella di Vincenzo Cenicola, 30 anni, esponente dei clan Cericola-Ricci, condannato a 8 anni e mezzo per l’omicidio di Fabrizio Pignatelli, inserita nella lista ‘Noi a Sinistra per la Puglia’ promossa dal governatore pugliese uscente, Nichi Vendola, e dal senatore in quota Sel Dario Stefano in appoggio a Michele Emiliano.
La storia l’ha raccontata oggi Repubblica: Pignatelli fu ucciso da Vincenzo Cenicola in seguito a una guerra di potere per il controllo criminale del territorio pugliese. Carmela è stata condannata in primo grado a due anni di reclusione e poi assolta in secondo a causa di una serie di intercettazioni ambientali in carcere nelle quali, quando si recava in visita al fratello Vincenzo o al figlio Alberto (imputato e assolto nel processo), se la prendeva con il procuratore di Lucera Domenico Seccia: «Seccia ce l’ha con noi, ha detto che vuole schiacciare i Cenicola sotto i piedi… gli avessimo rotto il c… a quello». E poi: «Se io avessi una pistola e non avessi nulla da perdere, per le cattiverie che sta facendo gli sparerei in fronte davanti a tutti quanti… Questa è cattiveria, cattiveria!».
La morte, di Pignatelli fu il frutto di una vera e propria ‘spedizione punitiva’. Tutti i complici prepararono l’attacco in un luogo appartato della città, che poi risultò essere sorvegliato dalle telecamere della Polizia di Stato che ripresero la partenza e il ritorno dall’agguato a Fabrizio Pignatelli. Le indagini sul ferimento di quest’ultimo, portarono, successivamente, ad un maxi-blitz delle forze dell’ordine nel quale finirono in manette 12 personaggi della criminalità lucerina, ricollegati ad episodi estorsivi e attentati incendiari.
Fortunamente si è scatenata la pubblica indignazione ed è stato lo stesso partito di Sel a chiedere alla Cenicola di ritirarsi dopo l’articolo di Repubblica.