E’ ‘italiano’ quello che succede a una signora egiziana residente a Il Cairo. Non faremo il suo nome per non compromettere i suoi rapporti con le Istituzioni italiane in Egitto.
La signora, – mamma, moglie e imprenditrice – decide di fare una vacanza di 15 giorni con visita ad alcuni parenti che vivono a Roma, ai quali però non vuole arrecare disturbo e quindi, secondo una prassi che tutti quelli che desiderano venire in Italia dovrebbero seguire, si rivolge al Consolato Italiano in Egitto per richiedere il VISTO.
I funzionari del Consolato spiegano alla signora che non sono loro a occuparsene, ma che il mandato per lo svolgimento di tali pratiche è affidato ad un’agenzia esterna, la Global Service.
Con una prenotazione via web, la signora fissa un appuntamento e poi si reca di persona in agenzia. Alla sua richiesta di visto, le viene consegnato l’elenco di tutti documenti necessari: Assicurazione infortuni e malattie. Movimenti del suo conto corrente. Biglietto aereo andata e ritorno. Prenotazione e pagamento dell’Hotel e il pagamento di 1.500 pounds egiziani per istruire la pratica.
L’aspirante turista prepara e consegna la documentazione, ma dopo un’attesa di 15 giorni, l’attende un finale da soap opera italo-egiziana: “e chi ci dice che lei poi rientri davvero in Egitto?”
Per la cronaca, la signora si è VISTA negare il VISTO. Siccome a pensar male spesso ci si prende, puo’ affacciarsi il dubbio che anche lì forse vadano unti gli ingranaggi come in Italia? Meditate pure se volete…
Armando Manocchia @mail