Scandalo case roulotte, Sant’Egidio è proprietaria ma si indagano i clochard

Case roulotte, Sant’Egidio è proprietaria o le gestisce ma si indagano solo i clochard

Roulotte

 

Di alcuni mezzi l’ente è il diretto intestatario, altri li riceve in donazione da benefattori, li assegna e li mette in strada. In nessun caso i membri risultano indagati. I denuncianti però non hanno molti dubbi: “La Comunità di Sant’Egidio ha goduto di evidenti impunità nel corso delle indagini”. Un’ombra, fra le tante per la parte lesa, che emergerebbe dalle carte dell’inchiesta sulle roulotte per senza tetto, quella che la Procura ha deciso di archiviare, in un muro contro muro con i legali.

L’esposto è arrivato a piazzale Clodio un anno fa, con l’abuso edilizio come ipotesi di reato. A chiedere di accertare presunte illegalità nelle case mobili per clochard, i consiglieri regionale e municipale, Fabrizio Santori e Marco Giudici, a poche settimane dall’uccisione di Carlo Macro. Il 30enne fu trovato il 17 febbraio 2014 in una pozza di sangue accanto a una roulotte di via Garibaldi, ucciso per mano del senza fissa dimora che ci viveva.

Un anno di sequestri, rimozioni, identificazioni. Decine di roulotte attribuite dalle carte a Sant’Egidio, e altrettante carte che parlano, a vario titolo, di manufatti “abusivi”. Nella lista degli indagati non c’è nessuno dell’ente cattolico. E ora il pm Francesco Dall’Olio, titolare del fascicolo, chiede l’archiviazione, ritenendo che non ci sia niente di penalmente rilevante.

Che l‘associazione gestisca una rete di roulotte sparse sul territorio romano, con più ampia concentrazione a Monteverde dove ha la sede, è un fatto. Quello che i denuncianti chiedono al Gip è di non chiudere il fascicolo prima di aver approfondito un sistema che a detta loro avrebbe “garantito all’ente la più totale impunità”.

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INDAGATI SOLO I SENZA TETTO – Sono molte le roulotte immatricolate di proprietà di Sant’Egidio, come si evince dalle carte, ma il reato è contestato solo ai clochard. Vedi piazza San Gaspare del Bufalo, via Beccari, Circonvallazione Tuscolana. Sono 14 gli iscritti nel registro degli indagati, nessuno ha cariche all’interno dell’ente cattolico.

Poi ci sono le roulotte senza targa, le sole poste a sequestro. Qui, come ovvio, non si risale al proprietario, ma la Polizia Locale le riconduce comunque alla Comunità, delineando, nel rendicontare al pm le attività svolte, un sistema di gestione tramite volontari che assegnano e curano mezzi e occupanti. Neanche in questo caso però si contesta il reato a Sant’Egidio.

Uno “stratagemma” quello della contraffazione dei mezzi che sembrerebbe quasi fatto apposta, sostengono i denuncianti nell’atto di opposizione al gip, “per gestire i mezzi uti dominus, da possessori, disconoscendo però l’attività di assistenza davanti all’Autorità Giudiziaria”. Detto altrimenti, si occuperebbero delle case mobili ma senza essere intestatari, rendendo difficile la diretta contestazione del reato.

Sono le stesse forze dell’ordine a far presente, in un’annotazione datata 23 luglio 2014 e inviata al Comando, il problema dei giacigli privi di elementi identificativi. “I mezzi forniti dalla Comunità di Sant’Egidio sono privi di targa e assicurazione. Queste soluzioni apparentemente accettabili, creano difficoltà per le funzioni della Polizia Locale”. Si scrive che sono forniti dall’associazione, e si parla di “condotta illegale” da parte dell’ente. Ma sempre senza indagati.

Solo in un caso di sequestro di roulotte senza targa, in viale delle Mura Gianicolense, viene fermato e inquisito un volontario. Ma la segretaria generale dell’ente si difende dichiarando a verbale: “Non è responsabile della Comunità”, semplicemente “si occupa delle persone senza fissa dimora”.

LA FUGA DI NOTIZIE – Un ruolo quello dei volontari che emerge in un altro aspetto della vicenda, “inquietante” per i denuncianti: l’ipotesi di una fuga di notizie a favore dell’ente cattolico, avanzata dal pm Michele Nardi, primo pm assegnatario del fascicolo, e comunicata al numero uno di piazzale Clodio, il Procuratore Pignatone.

“Sono emersi a mia sommessa opinione, elementi che farebbero ritenere esistenti reati contro la PA, come la violazione del segreto di ufficio e il favoreggiamento personale” scriveva in data 12 settembre, per poi chiedere la riassegnazione del fascicolo, che è infatti passato nelle mani del Procuratore Dall’Olio. Lo stesso che adesso ha deciso di chiudere la causa. Chi violava il segreto d’ufficio?

Stando a quanto ricostruito dalla polizia locale nell’informativa inviata al Pm, “la Comunità di Sant’Egidio veniva informata preventivamente sulle attività programmate di questa U.O.”. Gli stessi volontari, è spiegato nella stessa informativa, hanno dichiarato sul luogo di un blitz di sapere il dove e il quando del prossimo sequestro in agenda. Conseguenza? Che le roulotte venivano spostate prima delle rimozioni, sfuggendo agli sgomberi. Un altro spunto investigativo che con la richiesta di archiviazione rischia di cadere nel vuoto.

Ginevra Nozzoli – romatoday.it