Cooperante ucciso, Gentiloni difende gli USA: è solo colpa dei terroristi

 

 

“Di fronte alla sconvolgente notizia della morte di Giovanni Lo Porto sono innanzitutto vicino al dolore di sua madre e di tutti i suoi familiari”. Così il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, commenta l’uccisione del cooperante italiano Giovanni Lo Porto in un raid degli Stati Uniti di gennaio al confine tra Pakistan e Afghanistan, riconosciuta dalla Casa Bianca.

“In questi tre anni il ministero degli Esteri e le diverse articolazioni dello Stato hanno fatto ogni sforzo per rintracciare e cercare di restituire ai suoi cari Giovanni Lo Porto”, ricorda Gentiloni, aggiungendo che “la conclusione purtroppo è stata diversa a causa del tragico e fatale errore dei nostri alleati americani riconosciuto dal Presidente Obama”.

Il titolare della Farnesina, però, afferma che “la responsabilità della sua morte e della morte di Warren Weinstein, per la quale esprimo le mie più sincere condoglianze, è integralmente dei terroristi contro i quali confermiamo l’impegno dell’Italia con i nostri alleati”. Le “tragiche circostanze” che hanno portato all’uccisione di Lo Porto in un’area del Punjab al confine tra Afghanistan e Pakistan “rendono ancora più drammatica la sua morte”, afferma Gentiloni.

Il ministro ricorda che Lo Porto “era un volontario generoso ed esperto, attivo da anni nell’organizzazione basata in Germania Welthungerhilfe” e che “aveva lavorato per i più deboli in diversi Paesi e da ultimo in Pakistan, dove era stato sequestrato da un gruppo terrorista nel gennaio 2012”. Gentiloni ha ringraziato in particolare l’Unità di crisi della Farnesina per “l’impegno di questi tre anni e per il lavoro che in queste ore sta svolgendo a Palermo a fianco dei familiari di Giovanni Lo Porto”. tiscali