Il trascinarsi dell’irrisolto caso Grecia alla vigilia dell’Eurogruppo ha finito per distrarre l’attenzione da quello che forse è un problema ancora più strutturale nell’area euro: la Francia.
La seconda economia dell’unione valutaria sembra esser ricaduta in stallo, nonostante l’energica azione di stimolo che è stata dispiegata dalla Bce, con l’avvio del programma di quantitative easing sui titoli di Stato. Ad aprile infatti il dato preliminare dell’indice tra i responsabili degli approvvigionamenti delle imprese francesi è calato a 50,2 punti, dai 51,5 di marzo, appena sopra la soglia limite tra crescita e contrazione dell’attività. Si tratta di stagnazione quindi, come suggerisce la stessa società di ricerche che elabora il dato, Markit Economics.
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La frenata ha coinvolto anche la Germania, ma nel suo caso il Purchasing managers’ index (Pmi) è rimasto ad un livello solido, 54,2 punti. Zavorrato dai due grandi Paesi il dato medio di Eurolandia ha segnato una frenata a 53,5 punti, ma nel resto della regione l’attività si è rafforzata ai massimi dall’agosto del 2007, posto che nella stima preliminare Markit non fornisce il disaggregato Paese per Paese a parte per i due maggiori. E la Francia sta perdendo colpi.
L’unica nota positiva è arrivata dal clima di fiducia delle imprese, che sia nell’indagine di Markit sia in quella condotta dall’Insee – l’istituto di statistica e analisi economica pubblico – si attesta a livelli storicamente elevati. Tuttavia “si fatica a trovare nei risultati di aprile una giustificazione a questi rinnovati ottimismi”, afferma l’economista di Markit, Jack Kennedy. La Francia quindi si staglia sempre più come il vero “malato d’Europa”, scomoda appellativo che ormai le è stato affibbiato da tempo.
Va rilevato che alcuni a analisti mettono in dubbio la capacità dell’indice Pmi di cogliere effettivamente l’andamento dell’economia reale francese. Peraltro il dato di aprile non ha ricevuto particolare attenzione sulla stampa economica transalpina. Ad ogni modo l’Esagono esce da un periodo non propriamente florido. Il Pil ha segnato un magro più 0,1 per cento nel quarto trimestre, che seguiva un più 0,3 per cento nel terzo, una contrazione dello 0,1 per cento nel secondo trimestre e una dinamica di stagnazione in avvio d’annata. E questa debolezza non aiuta a migliorare i parametri sui conti pubblici, che vede la Francia ancora sotto esame da parte della Commissione europea. tiscali