Il tempo e i soldi della Grecia si stanno esaurendo. E’ quanto affermato dal ministro greco delle Finanze Yanis Varoufakis a Washington, a margine del convegno annuale della Banca Mondiale e dell’Fmi. Ciononostante, i negoziati sul pagamento della prossima tranche di crediti per piu’ di 7 miliardi di euro non fanno intravedere alcun avvicinamento tra la Grecia e i suoi creditori pubblici.
Il ministro greco ha piu’ volte affermato che il nuovo governo di Atene non intende continuare a percorrere la via dell’austerita’. Svanisce quindi la speranza che all’incontro tra i ministri delle Finanze dell’eurozona della prossima settimana si arrivi ad un accordo.
Quest’anno la Grecia deve pagare al solo Fondo monetario internazionale 6,7 miliardi di euro: l’Fmi e il governo greco hanno per ora smentito qualunque richiesta formale o informale da parte di Atene per una dilazione del pagamento.
La distanza sempre maggiore tra il governo greco e i creditori della Ue, della Bce e dell’Fmi s’è mostrata con chiarezza soprattutto nei discorsi che il ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schaeuble e il collega greco Varoufakis hanno tenuto l’uno dopo l’altro venerdi’ pomeriggio a Washington, sottolinea il “Frankfurter Allgemeine Zeitung”.
Mentre il politico greco ha affermato che la Grecia non e’ disposta a prolungare il programma di austerita’ degli ultimi anni, Schaeuble ha ricordato che gli aiuti finanziari dipenderanno unicamente dai concreti impegni riformatori di Atene.
“La decisione e’ solo della Grecia”, ha dichiarato (ricattato) Schaeuble: nessuno vuole costringere Atene al programma di aiuti, ma se la Grecia vuole ricevere la prossima tranche di crediti, “deve fare quello che e’ stato concordato”, ha affermato Schaeuble. Intanto l’economista capo della Banca Mondiale, Kaushik Basu, mette in guardia dalle conseguenze di un’ipotetica uscita della Grecia dall’eurozona.
“Una Grexit rappresenta un grande pericolo”, ha dichiarato l’economista sessantatreenne. E’ vero che gli europei con il fondo di salvataggio Esm hanno costruito un “solido muro di protezione” per i mercati finanziari ma, secondo Basu, il fattore piu’ preoccupante sono le conseguenze politiche: “Ci sono due possibilita’: o la Grecia crolla in una crisi profonda, situazione che avrebbe gravi conseguenze sugli Stati vicini. O Atene se la cavera’ anche senza l’euro. In questo caso altri paesi indebitati non avrebbero piu’ paura dell’uscita dall’euro e cercherebbero lo scontro con gli Stati creditori”.
A vacillare, quindi, sarebbe l’intera impalcatura dell’eurozona, dimostrando ciò che da sempre sostengono non meno di sei premi Nobel per l’Economia, e cioè che l’euro è concettualmente ed economicamente sbagliato.
Redazione Milano – IL NORD