L’Italia è un Paese di immigrazione!
di ERNESTO MICETICH
Una delle tante dichiarazioni che come pietre vengono lanciate sui cervelli della gente per abbattere quelle naturali difese immunitarie che dovrebbero frenare questa vergognosa invasione della Patria anche a costo di una rivoluzione per rovesciare a qualunque costo questo sistema che é senza dubbio il peggior nemico degli italiani, é quella che vorrebbe mostrarci l’Italia che da poveretta terra di emigranti che cercavano fortuna partendo con la valigia di cartone si é ormai trasformata in una opulenta nazione oziosa e pigra ma oggetto questa volta d’immigrazione.
Anche la Kyenge poco tempo fa si é unita al funesto coro delle sirene immigrazioniste e dopo aver giá trionfalmente proclamato la morte biologica del nostro popolo con questa dichiarazione che nella sua avventatezza, perché il nostro fenotipo ancora resiste alla deturpazione immigratoria, manifesta probabilmente il sogno ansioso e perverso di qualche popolazione allogena di conquistare il nostro paese e raggiungere con questa strategia parassitaria quel benessere che non avevano saputo nemmeno lontanamente sfiorare con i loro miseri mezzi culturali <<l’Italia non è più un paese dove noi troviamo persone con tratti latini o tratti nordici ma è diventato comunque un paese meticcio>> (1) (Imola Oggi 21 giugno 2013) e che solo nell’immonda pozzanghera di perfida degenerazione che é l’attuale societá italiana poteva essere interpretata come un inno al progresso e non percepita piuttosto come un funebre rintocco di campana o meglio ancora la dichiarazione di guerra contro la nostra italianitá da parte della casta politica genocida che ci opprime, ha ribadito questa metamorofosi della nostra Italia addirittura bacchettando quella parte sana, decente del popolo italiano che alla faccia degli strali di sdegnosa riprovazione lanciatigli contro dai rinnegati amanti del cavallo di Kalergi non vuole rinunciare all’Italia come Patria di una comunitá fondata su una identitá plasmata durante i lunghi millenni della nostra storia e non sui capricci temporanei della mandria babbea al servizio della degenerazione mondialista.
Ma leggiamo insieme le sue parole <Il problema non sono io ma la gente che non vuole capire che l’Italia è cambiata, che è un diventata un Paese di immigrazione e come tale necessita di regole di convivenza da costruire piano piano>… secondo le quali quindi il problema non é lei e la sua irritante pretesa di congolese naturalizzata (2) di voler cambiare le fondamenta di un popolo millenario, ma sono gli altri, sono gli italiani che non capiscono. Ma come mai? Non sará forse perché come tutte le frasucce fabbricate dall’empia masnada asservita alla globalizzazione per indurre il nostro popolo a suicidarsi dando il suo narcotizzato consenso a questa mortifera invasione della nostra nazione anche questa non é altro che una squallida menzogna empiamente propalata per ingannarci attraverso il ripetitivo stillicidio condotto specialmente dai mezzi di disinformazione di massa?
Non si puó infatti avere l’indecente sfacciataggine di affermare che siamo un paese di immigrazione quando il 26 giugno 2014 veniva pubblicata questa notizia dell’Istat… “Raddoppiano in 5 anni gli italiani che abbandonano il Paese” < Le immigrazioni dall’estero sono scese nel 2013 a 307 mila, pari a un tasso del 5,1 per mille, contro le oltre 350 mila del 2012 (5,9 per mille). Aumentano, invece, le emigrazioni, circa 126 mila (2,1 per mille), contro i 106 mila dell’anno precedente (1,8 per mille). Il saldo migratorio con l’estero è di 182 mila unità, per un tasso del 3 per mille (4,1 nel 2012). E’ quanto emerge dal Report “indicatori demografici” dell’Istat> che trovo non solo drammatica ma anche indignante perché dimostra come alla faccia dei tromboni immigrazionisti e le loro fasulle dichiarazioni siamo invece tornati ad essere un paese di emigranti e con l’aggravante rispetto al passato che adesso i nostri giovani sono costretti ad abbandonare questa loro nazione che piuttosto che prodigarsi per permettergli di rimanere in Patria preferisce abbandonarli al loro destino per far occupare il loro posto a degli allogeni che con la complicitá dei rinnegati traditori del popolo italiano vengono a prendersi la nostra Italia e ridurla, come giá stanno facendo, in un letamaio di barbarie.
Proprio cosí e vi mostro il loro scellerato disegno di ripopolamento della nostra Patria con questa allogenia attraverso un articolo (3) di Repubblica del 25 febbraio 2014 (fate sempre caso alle date, quattro mesi prima del dato Istat citato precedentemente) che ben disvela il gioco sporco di questa laida cancrena genocida, volto a degradare la nostra Patria da madre degli Italiani a matrigna delle orde straniere attraverso l’emigrazione degli italiani, una inarrestabile immigrazione che non conosce soste nemmeno in tempo di feroce crisi economica e soprattutto la decrescita demografica ansiosamente perseguita dietro ogni supposta “battaglia di civiltá”.
< Sono moltissimi gli abitanti di Riace, piccolo paese nella provincia di Reggio Calabria, che hanno abbandonato il loro territorio in cerca di opportunitá lavorative in altre cittá italiane o all’estero. Negli ultimi anni, il sindaco Domenico Lucano ha introdotto degli incentivi per incoraggiare gli immigrati a stabilirsi nella cittadina: le scuole si sono riempite di nuovi studenti e l’economia locale sembra aver trovato nuovo slancio grazie al lavoro delle comunitá straniere >.
Capito che grande iniziativa? Gli italiani abbandonano il paese perché le autoritá non hanno nulla da offrire loro e quando si decidono ad agire non intervengono per incentivare il loro ritorno… ci mancherebbe altro, non sia mai! Pensano a riempire Riace di immigrati che inevitabilmente se ne impossesseranno diventandone i futuri abitanti. Infatti, visto che a scuola vanno i giovani, che sono il futuro di un popolo e solo con questi stranieri <Sono moltissimi gli abitanti di Riace, piccolo paese nella provincia di Reggio Calabria, che hanno abbandonato il loro territorio in cerca di opportunitá lavorative in altre cittá italiane o all’estero. Negli ultimi anni, il sindaco Domenico Lucano ha introdotto degli incentivi per incoraggiare gli immigrati a stabilirsi nella cittadina: le scuole si sono riempite di nuovi studenti e l’economia locale sembra aver trovato nuovo slancio grazie al lavoro delle comunitá straniere> é chiaro che in un tempo nemmeno troppo lungo Riace non sará piú una cittadina italiana, ma un semplice spazio amorfo della cloaca globalizzata popolato con un guazzabuglio di etnie sradicate il cui unico effetto sará solo quello di vivere immersi in una perenne sensazione di deprimente straniamento. E come Riace cosí é tutta l’Italia.
Capito quello che stanno facendo? E la Kyenge pretende che il popolo italiano accetti supinamente di essere ucciso da questa politica criminale? Quello potranno farlo i babbei umanitari che si lasciano abbindolare dalle fumisterie retoriche del piagnucoloso buonismo umanitario o le carogne che hanno venduto la Patria per i trenta denari del torbido affaraccio schifoso dell’accoglienza… ma non gli ITALIANI!
Ma poiché a questo schifo non c’é mai fine e quando uno crede di aver raggiunto il fondo in realtá si accorge che questi perversi nemici d’Italia hanno giá scavato altri abissi di decadente ignominia, le autoritá “italiane” (tra virgolette perché sono indegne del sacro nome della nostra nazionalitá) sono cosi carogne che non solo non investono per far rimanere gli italiani ma per far arrivare gli stranieri, ma quando decidono di intervenire concretamente anche con finanziamenti monetari per i nostri giovani, cioé l’unico vero futuro d’Italia, questo é il loro obiettivo… leggete quest’altra notizia tratta da La Stampa del 22 settembre 2014 “Elmas, troppi disoccupati. Il Comune paga chi emigra all’estero” <Con il progetto “Adesso parto” biglietto di sola andata, prime spese di soggiorno e corso di inglese sono a spese dell’amministrazione comunale. Il sindaco: “Diamo un’alternativa”>>.>. Capito il “paese d’immigrazione”? Mentre andiamo a raccattare degli africani che danno fin troppi problemi le autoritá pagano i nostri giovani per andarsene dall’Italia e il biglietto é di sola andata, tanto per far capire in modo garbato quanta voglia ci sia di averli tra i piedi!
Inoltre, sempre secondo la Kyenge essendo quindi un paese d’immigrazione, l’Italia < come tale necessita di regole di convivenza da costruire piano piano >. E anche qui non ci siamo proprio. Noi siamo l’Italia, una nazione, anzi una grande nazione e le regole di convivenza le abbiamo giá e sono le nostre. Non dobbiamo crearne altre per integrarci con delle popolazioni spesso primitive e che invece di essere una risorsa umana sono solo delle macchie di primitivismo indegno di vivere in un paese civile e con una fama preclara a livello mondiale come la nostra meravigliosa Italia.
Pertanto chi viene da noi accetta le nostre regole e sta zitto, specie se é entrato non invitato ma raccattato in mare altrimenti che torni da dove é venuto e pazienza se fará una brutta fine. Non é un nostro problema!
Trovo inaccettabile ad esempio quanto avviene in Sicilia e ci racconta Imola Oggi del 12 aprile 2015
“Caltanissetta: immigrati passeggiano e bivaccano sui binari, treni a passo d’uomo” < Obbligati a rallentare e a fischiare in maniera prolungata i treni sulla tratta ferroviaria Caltanissetta-Agrigento. Alle porte della stazione centrale nissena e comunque in prossimità di Pian del Lago proprio accanto ai binari passeggiano, bivaccano e in qualche caso fanno attività sportiva gruppetti di extracomunitari, sia quelli che possono entrare ed uscire dal vicino campo d’accoglienza, sia gli altri – tantissimi – arrivati nel capoluogo con la speranza di avere accesso al Cara per poter chiedere il permesso di soggiorno >.
Questi trogloditi prepotenti sono di quegli africani salvati purtroppo in mare per colpa di un dannoso buonismo umanitario che aiuta loro condannando noi (a dimostrazione che l’operazione mare nostrum é solo un danno per l’Italia e non solo economico ma soprattutto sociale perché ci obbliga a convivere con popolazioni ancora immerse nella preistoria e che sarebbe meglio mantenere lontane il piú possibile, come ben fanno ad esempio gli israeliani disposti perfino a pagare un altro paese milioni di dollari pur di liberarsi di quelli che erano entrati nel suo territorio (4)). E guardate adesso questa farsa di istituzioni che abbiamo come hanno risolto il problema… < Come riporta il Giornale di Sicilia, la situazione di estrema pericolosità che ha indotto le autorità di polizia a diramare direttive che i macchinisti rispettano rallentando le corse e ad azionare i sistemi acustici per fare allontanare chi in quel momento si trova a stretto contatto con i binari>.
Capito che geni? Mica li vanno a togliere e magari perseguire legalmente perché se non sbaglio quello che stanno facendo é anche un reato; no! Li lasciano tranquilli e invitano i macchinisti a rallentare. Ma siamo un paese serio? < Qualcuno sostiene che i treni in transito in arrivo da Agrigento cominciano già a suonare dalle parte di Serradifalco. Scene alle quali i residenti della vastissima zona di Pian del Lago notano quotidianamente. In un punto addirittura si vedono extracomunitari, a gruppi di tre o quattro, che si allenano a pochissimi passi dalla linea ferrata sollevando pesi (grosse pietre prevalentemente) e un altro uomo che dirige l’allenamento >.
Il treno era un simbolo di quel progresso raggiunto dai nostri cervelli europei e celebrato non solo nelle feconde pagine della letteratura, ma forse nel piú alto livello dalla genialitá creatrice di Fortunato Depero che dipinse in un quadro la sublime visione del “Treno partorito dal Sole” (1924). Questa notizia puó essere pertanto considerata emblematica di come questi bubboni allogeni non solo non sono utili all’Italia, ma costituiscono un’orrida zavorra di barbarie che ostacola il nostro continuo tendere verso il progresso fino ad oggi grandemente perseguito nei secoli… “Un bello e orribile / mostro si sferra, / corre gli oceani, / corre la terra” cosí celebrava Carducci il treno… adesso si rivolterebbe nella tomba vedendo come con questi africani diventa difficile addirittura muoversi tra Agrigento e Serradifalco…
NOTE
(1)Ed é abbastanza irritante che una persona che come riporta questo articolo dell’Huffington Post del 3 maggio 2013 ha proclamato con fierezza la propria identitá razziale “Cécile Kashetu Kyenge ai giornalisti: “Sono nera, non di colore, e ne vado fiera” <<“Sono nera, non di colore, e ne vado fiera”. Così la neoministra per l’IntegrazioneCécile Kashetu Kyenge si è rivolta ai giornalisti che, in questi giorni, hanno usato varie formule per indicare il colore della sua pelle. “In questi giorni – ha spiegato Kyenge – ho letto che dicono di me che sono la prima ministra di colore: io non sono di colore, sono nera, lo ribadisco con fierezza”.>> senza che nessuno di quella mandria di esaltati antirazzisti tra l’altro trovi nulla da ridire, pretenda da noi italiani bianchi che ci incamminiamo felicemente nel crogiuolo del meticciamento fino a veder sparire completamente il nostro fenotipo nazionale, che per quanto alcuni nemici della Patria godano nel precisare che nel corso dei secoli si é incrociato con altri popoli, ha comunque sia delle caratteristiche fisiche che lo rendono fortemente dissimile da molti altri di cui si compone la specie umana, tanto che non a torto cantava il Manzoni con la sia eccelsa penna <il comune lignaggio / a ognun d’essi dal volto traspar> É proprio un delitto voler preservare la propria identitá?
(2)Ecco quello che dice di lei Wikipedia in spagnolo < Pertenece a la etnia bakunda, nacida en una familia polígama. Su padre tuvo cuatro esposas y 39 hijos. Emigró a Italia a los 18 años, para realizar sus estudios.> Capito? Non é proprio quello che ci si aspetta di leggere nella biografia di un político italiano soprattutto se pensiamo alla prima informazione nella quale ci imbattiamo… <appartiene all’etnia bakunda>. Adesso, sará pure vero che ci hanno invaso molti popoli con i quali ci siamo fusi insieme come amano ricordare continuamente gli immigrazionisti, (dimenticando di precisare che ne é uscita fuori una pregevole amalgama, ovvero noi Italiani in quanto erano tutte popolazioni ed etnie affini alle nostre) ma non mi risulta che tra questi, anche spulciando nei libri di storia con un’attenzione certosina ci fossero i bakunda. Dunque un’italiana che appartiene ai bakunda, nata in Congo da genitori congolesi (quindi né ius soli né sanguinis) cresciuta in quel lontano paese africano e quindi avendo ricevuto una formazione culturale congolese che ha inoltre anche rivendicato difendendo il sistema poligamico dal quale proviene <Sono nata in una famiglia poligamica, e non si rinnegano mai le proprie origini> (Il Giornale 28 maggio 2013) pur avendo un passaporto italiano dovrebbe sorvolare discretamente su un argomento cosí profondo e che riguarda l’anima stessa del nostro essere italiani. Infatti cosí come lei non rinnega le sue origini non vedo perché noi italiani dobbiamo rassegnarci ad abbandonare le nostre per affogare in un paludoso guazzabuglio amorfo. Spiacente, ma tremila anni di grande storia ci impongono di difendere ció che siamo stati, siamo e saremo in virtú del nostro passato e di non permettere a nessuno, né italiano, né straniero, né straniero italianizzato di gettare ai porci le perle della nostra italianitá.
(3)Non ho la pretesa di essere profondo come Gibran che ha <scoperto il segreto del mare meditando su una goccia di rugiada> ma quest’articolo puó benissimo essere letto ricordando il virgiliano “ab uno disce omnes” perché tanto questi sono infami non solo come i greci che ingannarono e distrussero la povera cittá di Troia ma peggio perché sono perpetratori dell’annientamento dell’Italia e del popolo al quale loro stessi nonostante tutto appartengono. Sono come Timete, un troiano che insisteva per accogliere il cavallo fatale…
(4)Senza approfondire troppo, ricordiamo solo questa affermazione pienamente condivisibile di Alberoni tratta dal suoi libro “L’albero della vita” <mentre nel mondo primitivo un forestiero avrebbe potuto essere integrato nella vita di una società in pochi giorni, oggi, in moltissimi casi, occorrono degli anni o è addirittura impossibile>. E secondo me con chi si comporta in questo modo é impossibile. Ragion per cui si riportano a casa loro e della loro sorte futura ce ne infischiamo, o si rimettono in mare a disposizione di altri benefattori. In fondo nel mondo non ci siamo solo noi, che se li prendano le altre nazioni se sul serio considerano cosí preziose le loro vite. Per me sono piú importanti quelle degli italiani che fanno la fame e si suicidano soffocati dalla disperazione e dalla criminale indifferenza di questo immondo stato (in minuscolo) che piaga l’Italia. Il vero gesto umanitario é aiutare i nostri compatriota e non questi stranieri.