Il governo ha derciso di ricorrere al Consiglio di Stato contro le tre recenti sentenze del Tar del Lazio che hanno dichiarato illegittime le norme per la compilazione dell’Isee che prevedono di includere tra le voci di reddito anche i contributi ricevuti a fini assistenziali come le pensioni di indennità e le indennità di accompagnamento?
La sentenze del Tar laziale hanno cancellato una norma adottata nel dicembre del 2013 dal governo guidato da Enrico Letta. Prevedeva che nella nozione di reddito ai fini di Isee dovevano essere compresi “i trattamenti assistenziali, previdenziali e indennitari, incluse le carte di debito, a qualunque titolo percepiti da amministrazioni pubbliche”. Il provvedimento da subito fu accolto negativamente dalle associazioni. Il governo, infatti, includeva nella nozione di “reddito” delle forme di assistenza che in molti casi sono l’ultimo argine per evitare che una famiglia precipiti nella povertà.
La risposta del Tar del Lazio è arrivata lo scorso 11 febbraio con tre sentenze (nn. 2454/15 – 2458/15- 2459/15) con le quali sono stati accolti parzialmente altrettanti ricorsi. In particolare il Tar ha stabilito che è illegittimo calcolare nell’Isee le provvidenze economiche connesse all’invalidità civile e, in una delle tre sentenze, ha anche ritenuto che fosse illegittima la differenza tra le cosiddette. franchigie (somme che abbattono il calcolo totale dell’Isee) previste per i maggiorenni con disabilità non autosufficienti e quelle previste per i minori con disabilità non autosufficienti (che sono più alte).
Durissima la reazione del Movimento 5 Stelle: “Con la decisione di Palazzo Chigi di ricorrere al Consiglio di Stato – hanno dichiarato i grillini della commissione Affari sociali – Renzi e il ministro Poletti hanno finalmente chiarito che dei cittadini disabili non importa nulla. Anzi, vanno vessati in nome della quadratura di conti e bilanci”. tiscali