Napoletani convertiti all’Islam: padri in moschea e figlie col niqab

niqab

 

E’ imperdibile il “viaggio” di Interrnazionale tra i napoletani convertiti all’Islam. Tra rapper che cantano il Corano e commercianti in imbarazzo con i salumi, il giornalista Angelo Mastrandrea racconta un aspetto poco noto dell’Islam italiano.

Ernesto Pagano scrive: “Mai si penserebbe di incontrare uno spazzino, napoletano da generazioni, che prega in moschea e ha le figlie che indossano il niqab. Lo stesso vale per i discorsi di un parrucchiere per signore, anche lui napoletano, che battaglia con le clienti per dimostrare che la risposta ai problemi di oggi sta racchiusa nell’esempio del profeta Muhammad e non nel culto di padre Pio”.

Il rapporto tra Napoli e l’islam risale all’emirato di Bari nel nono secolo, scrive Internazionale:

La storia del rapper dell’Arenella non è che la punta dell’iceberg di quello che il sociologo Stefano Allievi definisce “un islam inusuale”. Non c’è un altro posto, scrive in Islam italiano (Einaudi), dove si possano incontrare “un camorrista sedotto dal fascino dell’islam”, “un giovane con impegnata militanza marxista-leninista convertitosi in moschea, dove solo ammetteva di aver incontrato, per la prima volta, dei veri operai”, “soldati americani convertitisi nel Golfo e poi incontrati in preghiera, sbarcati dalle navi militari in sosta nel porto”

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