Svendita dell’Italia, Pininfarina conferma l’interesse dell’indiana Mahindra

Pininfarina

 

Sollecitata dalla Consob, Pininfarina oggi ha emesso un comunicato al mercato in cui conferma l’interesse dell’indiana Mahindra. Sulle voci di questo possibile acquirente, ieri aveva toccato un +26% in Borsa.
Oggi, mattinata in altalena per il titolo e’ scattato in avvio fino a toccare il quota 5,61 euro (+9%), i massimi dal 2011, per poi ripiegare fino a una sospensione di oltre un’ora per eccesso di ribasso; poi segna -4,66% a 4,91 euro per azione, pagando qualche presa di beneficio. Vorticosi gli scambi sul titolo, generalmente poco mosso: in meno di tre ore e’ passato di mano il 4,8% del capitale. Prima dell’apertura di Borsa Pininfarina ha confermato, su richiesta della Consob, che “Allo stato, pur in presenza di un interesse manifestato da Mahindra&Mahindra, uno dei piu’ importanti clienti di Pinfarina Spa, non esistono accordi vincolanti di qualsiasi natura tra le parti che prefigurino un’operazione di acquisto di Pinfarina da parte della societa’ indiana”. Cosi’ Pincar srl ha risposto alle voci circolate nella giornata di ieri.

L’azienda registra bilanci in perdita dal 2004, due accordi con i creditori, il 76% del capitale in pegno alle banche.
Pininfarina e’ alle prese con un lungo periodo di difficolta’ economiche e solo sette giorni fa, nel presentare i risultati 2014, aveva comunicato di essere al lavoro su “diverse ipotesi volte a raggiungere la definitiva messa in sicurezza attraverso il reperimento delle risorse necessarie allo sviluppo”.
Un colpo pesantissimo, nel 2008 con la morte improvvisa, in un incidente stradale, dell’amministratore delegato Andrea Pinifarina, figlio di Sergio e nipote del fondatore Giovanbattista. Il suo posto alla guida dell’azienda fu preso dal fratello minore Paolo, all’epoca vicepresidente con all’attivo una brillante carriera di designer.

DIECI BILANCI IN ‘ROSSO’ NEGLI ULTIMI 11 ANNI Nata nel 1930 a Torino come ‘Carrozzeria Pinin Farina’, la societa’ si dedicava alla concezione e costruzione artigianale di carrozzerie speciali per singoli clienti o in piccola serie.
Settant’anni dopo la societa’, la cui storia e’ costellata di successi nel design, si trova a fare i conti con i debiti. Dal 2004 al 2014 chiude sempre in ‘rosso’, toccando perdite record nel 2008 (204 milioni di euro). Quell’anno firma il primo accordo con le banche, destinato a essere rivisto nel 2012, unico anno in utile della serie (32,9 milioni di euro) solo per effetto delle nuove intese sul debito.

IN VENDITA DAL 2009 Il processo di vendita del gruppo inizia ufficialmente con l’incarico dato a Banca Leonardo il 5 agosto del 2009. Pincar, societa’ della famiglia Pininfarina che controlla il gruppo, si era impegnata a cedere la sua partecipazione alla fine del 2008 nell’ambito dell’accordo siglato con il ‘pool’ di banche creditrici, nei confronti delle quali Pininfarina era esposta per oltre 550 milioni di euro. Tra 2010 e 2011 si susseguono indiscrezioni sui potenziali acquirenti, dal gruppo austro-canadese Magna a quello cinese Baic fino al finanziere bretone Vincent Bollore’. Nel 2012, di fronte al nulla di fatto sulla vendita, vengono rivisti gli accordi con i creditori. I tempi per pagare i debiti vengono allungati dal 2015 al 2018, a fronte di un nuovo piano industriale.

IL PEGNO ALLE BANCHE E IL VALORE DI BORSA Stando a quanto scritto nel bilancio 2013 (l’ultimo depositato da Pininfarina), sul 76,06% del gruppo di cui Pincar e’ titolare c’e’ un “pegno di primo grado, senza diritto di voto” a favore delle banche creditrici. Il pegno – ha sottolineato Pininfarina nella nota di oggi – risale al dicembre 2008, vale a dire alla prima ristrutturazione del debito, e l'”eventuale cessione” di Pininfarina fa parte degli accordi sottoscritti “come punto di arrivo del processo di ristrutturazione”. La vendita, a Mahindra o ad altri, dovra’ avere il via libera di tutti i 13 istituti “attualmente creditori pignoratizi delle azioni di Pininfarina”. Pininfarina e’ quotata in Borsa dal 1986; ai prezzi attuali, ‘vale’ a piazza Affari circa 150 milioni di euro.
L’unico azionista rilevante e’ la holding Seglap, che detiene indirettamente il 77,29% del capitale tramite Pincar (76,063%, in pegno alle banche), Segi (0,60%) e Seglap (0,62%). (AGI) .