Nella notte l’Arabia Saudita e’ entrata in azione in Yemen insieme ad altri 9 Paesi, inclusi i 6 membri del Consiglio di Cooperazione del Golfo, tutti sunniti. Le truppe ammassate da martedi’ al confine meridionale del regno sono intervenute nello Yemen per difendere il governo del presidente, il sunnita Abd-Rabbu Mansour Hadi, contro l’assalto dei ribelli sciiti Houthi, sostenuti, secondo lo stesso Hadi e Riad, dall’Iran, culla dello sciismo e dell’ex presidente Ali Abdullah Saleh (ma i ribelli fanno sapere che sono preparati al confronto con la coalizione a guida saudita nello Yemen senza chiedere aiuto al loro alleato di ferro, l’Iran: “il popolo yemenita e’ pronto ad affrontare l’aggressione senza interferenze straniere”, ha spiegato una fonte).
L’ambasciatore saudita a Washington, Adel al-Jubeir, ha chiarito da Washington che l’attacco e’ stato iniziato dalle truppe saudite alle 19 ora della Costa orientale americana (mezzanotte in Italia) per “difendere il legittimo governo” yemenita di Hadi su richiesta esplicita di quest’ultimo. Gli Stati Uniti, ha specifcato, non stanno partecipando in alcun modo all’attacco che coinvolge esclusivamente Paesi musulmani.
L’azione non si limitera’ ad alcune citta’ yemenite ma a tutto il Paese perche’ “il fallimento (come Stato) dello Yemen non e’ un’opzione (accettabile) per noi”, ha proseguito al-Jubeir. Il diplomatico ha anche sottolineato che l’azione e’ giustificata sulle norme previste dalla ‘carta’ costitutiva delle Nazioni Unite e della Lega Araba e includera’ raid aerei contro le postazioni degli sciiti Houthi che da settembre controllano la capitale Sanaa e che stanno avandando da gionri su Aden. Da ultimo al-Jubeir ha lanciato l’allarme per la notizia che gli Houthi hanno il controllo di missili balistici, in grado di raggiungere obiettivi negli Stati confinanti, e delle aeronautica militare yemenita.
Intanto il presidente dello Yemen Abd-Rabbu Mansour Hadi sarebbe rimasto nel suo quartier generale di Aden, l’importante citta’ portuale nel sud dove si e’ rifugiato nelle scorse settimana. Non solo. Hadi sarebbe “di buon umore” per l’intervento armato, a guida saudita. Lo riferisce Mohammed Marem, ‘capo di gabinetto’ di Hadi, che nel pomeriggio alcune fonti avevano dato in fuga da Aden: “Il presidente ringrazia e Paesi del Golfo, Giordania, Egitto e Sudan e tutti i Paesi della regione”, aggiungendo che i raid sono diretti soprattutto a neutralizzare le difese aeree degli Houthi nel nord dello Yemen.
Delle sei petromonarchie – tutte sunnite – del Consiglio di Cooperazione del Golfo (Persico) solo l’Oman (che confina ad ovest con lo Yemen) non sta partecipando all’intervento armato nel Paese contro i ribelli sciiti Houthi per “proteggere” il governo del presidente, il sunnita Abd-Rabbu Mansour Hadi, “dall’aggressione”. E’ quanto emerge dalla dichiarazione congiunta, in cui spiegano le ragioni dell’azione, l’Arabia Saudita, gli Emirati Arabi Uniti, il Kuwait, il Bahrein ed il Qatar. Manca all’appello solo il sultanato omanita. Era stato nei giorni scorsi lo stesso Hadi ha chiedere un intervento armato di una coalizioni di “Paesi volenterosi” arabi.
In totale sono 10 i Paesi che hanno iniziato l’attacco dalla mezzanotte italiana. agi