E’ nata l’Associazione scout musulmani d’Italia, circa 200 iscritti, tutti figli di immigrati (si chiama auto-segregazione) e in contatto diretto con l’Agesci ((Associazione guide e scout cattolici italiani)). La vicepresidente – scrive Zita Dazzi su repubblica – è una ragazza immigrata di seconda generazione, Sarah, 26 anni, studentessa di farmacia a Milano, col suo hjiab colorato ben calcato in testa. È stata lei a frequentare un corso Agesci per organizzare un percorso da scout Doc per un gruppetto di 20 bambini di religione islamica, anche loro figli di arabi e nordafricani che vivono a Milano.
“Il Profeta Mohammed, pace e benedizione su di lui, viveva anche lui una vita da scout – ha raccontato Sarah ai giornalisti della rivista “Scarp de tenis”, vicina alla Caritas Ambrosiana. “L’Islam come religione combacia con il movimento scout e si può dire che lo scoutismo è Islam perché Maometto viaggiava per diffondere il suo messaggio e viveva in modo molto umile, davanti ad un pasto abbondante non doveva saziarsi, si accontentava di poco, viveva nella natura, e anche nei momenti più difficili era sempre disponibile verso tutti. Sapeva ascoltare, era al servizio di tutti, bambini, donne e anziani, cercava di trasmettere il messaggio dell’Islam a tutti “.
“Hanno chiesto di fare solo alcune piccole modifiche alle regole generali – spiega Matteo Citterio, responsabile delle relazioni internazionali Agesci – Per esempio, le ragazze portano il velo sul capo e non indossano i pantaloni corti. Nei giochi di gruppo si evita il contatto fisico fra maschi e femmine, come prescrivono i precetti della loro religione”.