Il Partenariato Trans-Atlantico su commercio e investimenti (in ingleseTransatlantic Trade and Investment Partnership, TTIP), che inizialmente veniva definito Zona di libero scambio transatlantica (Transatlantic Free Trade Area, TAFTA), è una porcata di libero scambio del commercio e degli investimenti tra l’UE e gli USA che dobbiamo fermare.
Era il Giugno/Luglio 2013, quando il peggior presidente degli Stati Uniti Hussein Barak Obama e quel fantoccio di Barroso allora a libro paga della Commissione europea che lanciarono ufficialmente i cosiddetti negoziati per un Partenariato Trans-Atlantico su commercio e investimenti. Da allora, questi negoziati vanno avanti in barba all’opinione dei cittadini e delle Istituzioni nella più totale opacità e segretezza e con l’obiettivo di concluderne l’iter entro la fine di quest’anno.
L’obiettivo prioritario del TTIP è l’eliminazione di tutte le barriere “non tariffarie”, ovvero, tutte quelle normative che limitano la piena libertà d’investimento e i profitti potenzialmente realizzabili dalle società transnazionali sia ad Est ed Ovest dell’Oceano Atlantico.
Il TTIP, prevede addirittura il diritto per gli investitori transnazionali di citare in giudizio, presso un tribunale arbitrale creato ad hoc (ISDS, Investor-State Dispute Settlement- Risoluzione delle controversie tra Stato e investitore) i governi sovrani e le autorità locali, qualora le loro società subissero perdite, anche potenziali, di profitti in seguito a decisioni di politica pubblica adottate dalle autorità medesime.
L’obiettivo prioritario del TTIP è l’eliminazione di tutte le barriere “non tariffarie”, quelle norme che tutelano i diritti dei lavoratori e dei cittadini, norme volte alla salvaguardia dei beni comuni, norme che consentono di garantire gli standard di qualità per la sicurezza alimentare, nonché per la tutela dell’ambiente e soprattutto della dignità sociale.
Con questa deregolamentazione il TTIP mira a creare nuovi mercati alla concorrenza di imprese transnazionali, sia con l’apertura dei servizi pubblici che dei contratti per appalti governativi, minacciando così di provocare un’ulteriore ondata di privatizzazioni in settori chiave come quello della sanità e dell’istruzione.
La segretezza con cui vengono condotti i negoziati, l’assoluta mancanza di coinvolgimento sia delle Popolazioni che delle Istituzioni, costituisce un preciso attacco al diritto dei cittadini e delle comunità locali di conoscere i termini e le conseguenze di tali negoziati e di potersi pronunciare nel merito.
Inoltre, il diritto che si arrogano gli investitori transnazionali di citare in giudizio i governi e le autorità locali, in seguito all’approvazione di norme e/o delibere di interesse generale che potrebbero pregiudicarne i profitti, costituisce un gravissimo ‘vulnus’ democratico, un’inaccettabile compressione dell’autonomia delle autorità pubbliche e un’azione destrutturante sulla coesione sociale delle stesse comunità.
Per tutti questi motivi, non basta esprimere il proprio totale dissenso nei confronti del TTIP, ma dobbiamo impegnarci:
1. A promuovere azioni di sensibilizzazione e mobilitazione contro il TTIP, nei confronti di cittadini e enti locali, a fine di evitare che questo trattato leda i diritti, non ultimo, il principio costituzionale della sovranità delle autonomie locali.
2. A intraprendere tutte quelle azioni di pressione nell’ambito del Consiglio Europeo volte a promuovere il ritiro dal TTIP da parte del governo italiano
3. Alla sua non approvazione da parte del Parlamento Europeo.