Controspionaggio dei nomadi: telecamere per sorvegliare la polizia

Telecamere per tutto il campo rom. Una rete abusiva di dispositivi elettronici per controllare le vie di accesso in caso di blitz della polizia.

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A Milano i rom scoprono la tecnologia. Nell’insediamento-fortino di via Chiesa Rossa, 351 però la polizia è entrata sfruttando l’unico sentiero non coperto da videosorveglianza abusiva. Appena gli agenti del commissariato Scalo Romana hanno varcato il perimetro dell’area per gli abitanti non c’è stato alcun effetto sorpresa. Perché, in realtà, l’arrivo della polizia era già stato segnalato per tempo. Cinque telecamere agganciate ad assi di legno e mimetizzate accanto alla recinzione che rimandavano le immagini su alcuni monitor (in parte di vecchia costruzione, in parte nuovissimi) che si trovavano nelle casette prefabbricate abitate da circa 250 sinti.

Gli investigatori del commissariato Scalo Romana, guidati dal vice questore aggiunto Angelo De Simone, hanno verificato che gli impianti non avevano alcuna autorizzazione e che tutto era stato realizzato in modo artigianale. Seguendo i cavi di connessione tra le telecamere gli agenti hanno scoperto i vari allacciamenti con i monitor nelle case. Nel campo vivono soprattutto membri delle famiglie Deragna e Hudorovic.

E proprio un componente di quest’ultimo gruppo ha cercato di giustificare la presenza dell’impianto abusivo sostenendo che le telecamere erano state installate per “prevenire” attacchi da parte di clan rivali e anche le intrusioni della polizia. il giornale