“Ci furono numerose riunioni con Gambelli (Sandro, ex capo della protezione civile del Comune di Genova, ndr), Cha (Pierpaolo, dirigente comunale) e Delponte (Gianfranco, responsabile Area Citta’ sicura del Comune, ndr) e la preoccupazione era quella di mettere a posto le carte per evitare che l’ufficio dovesse rispondere di quello che era accaduto“.
LO ha riferito stamani in aula il funzionario comunale di Genova Andrea Rimassa, sentito come testimone nel processo a carico di sei imputati per le sei morti e la devastazione seguiti alla tragica alluvione che colpi’ Genova il 4 novembre del 2011. Tra gli imputati, oltre a Gambelli, Cha e Delponte, l’ex sindaco Marta Vincenzi (Pd), l’ex assessore alla protezione civile Francesco Scidone e l’ex responsabile dei volontari Roberto Gabutti.
In seno al Comune, nelle ore successive all’alluvione, sarebbe stato realizzato un falso verbale del comitato di protezione civile nel quale sarebbe stata attestata un’onda di piena e un’esondazione improvvisa del torrente Fereggiano che di fatto non avvenne mai. I responsabili avrebbero cosi’ voluto ridurre al minimo il tempo a loro disposizione per intervenire, chiudendo strade e scuole e salvando vite umane.
“Gambelli – ha proseguito nella deposizione Rimassa – temeva che potessero derivare seri danni all’intero ufficio di protezione civile del Comune e responsabilita’ penali personali. Sapeva perfettamente che la situazione sul Fereggiano era scappata di mano e quindi bisognava ‘mettere una pezza‘. Per questo venne falsificato il verbale”. Per questo sarebbe stato alterato il verbale. Che, secondo l’accusa sostenuta dal pm Luca Scorza Azzara’, sarebbe stato consegnato all’allora sindaco Marta Vincenzi il 9 novembre. “Lo portai io personalmente e lo consegnai nelle sue mani – ha detto Rimassa – Queste modalita’ di consegna mi erano state indicate da Gambelli. Immaginai che la consegna non venne fatta via computer per evitare di lasciare ‘tracce’ dell’invio.
Nella stanza oltre alla Vincenzi, c’erano il marito e altre persone. Lei lesse ad alta voce il verbale manifestando sorpresa e stupore. Io fui sorpreso dalla sua reazione perche’ il contenuto di quel verbale era gia’ stato diffuso“. (AGI)