Video – Brunetta denuncia gli illeciti tra banche e Ministero delle Finanze

 

Brunetta chiede commissione parlamentare sugli incredibili illeciti tra Ministero Finanze e le “20 sorelle” (banche); sul regalo del MEF di 2,6 miliardi a Morgan Stanley; e sui 160 miliardi di euro tolti allo Stato con i derivati. (Marra)

“Lo sforzo che sto facendo è di far capire agli italiani cosa sia successo in quell’estate-autunno del 2011, quando un governo regolarmente eletto è stato fatto cadere sulla base della speculazione finanziaria che ha colpito non solo il governo, ma tutto il nostro Paese. La verità sta lentamente venendo a galla, grazie soprattutto alla indagine di Trani, ma anche grazie all’ineffabile audizione della dottoressa Cannata alla Camera”.

“La dottoressa Cannata ci ha raccontato candidamente che tra il Tesoro e le venti banche che fanno il bello, il brutto e il cattivo tempo, le chiamerei le venti sorelle, riecheggiando il cartello del petrolio, tra le venti sorelle e il Tesoro c’è un rapporto incestuoso. Sì, incestuoso, vale a dire prestano e ricevono in cambio, prestano e di fatto condizionano, ricattano. Ricattano a tal punto che all’apparenza, mi si scusi se penso male, portano a impedire di fatto al governo italiano di costituirsi parte civile”.

monti

“Fino ad oggi la gestione del debito pubblico italiano, la gestione del debito pubblico – non la formazione del debito pubblico italiano, su cui si sa tutto, politicamente – è stata un buco nero, una scatola nera da cui non è venuta fuori nessuna informazione. Sono un buco nero le regole, le prassi, i comportamenti pregressi”.

“Se c’era tanta capacità di gestione come ci dice la dottoressa Cannata e tanto controllo del debito, perché nell’estate-autunno 2011 il rendimento dei titoli di Stato andarono così alle stelle e si creò il panico? Perché se tutto era sotto controllo e se le aste sono andate tutte completate ci fu tanto panico? Se le venti banche amiche che comprano alle aste erano così ben disposte perché ci fu tanto panico? Perché si disse che l’Italia era sull’orlo del baratro quando furono tutti collocati i titoli delle aste, tutti, ancorché a rendimenti elevati. Fu vera crisi quella dell’estate-autunno del 2011? O fu un vero imbroglio per soldi e per potere? Dov’era la crisi strutturale del nostro Paese, dov’era l’orlo del baratro, dov’erano gli stipendi dei dipendenti pubblici che rischiavano di non essere pagati, come ci disse il presidente Monti, che da un lato lanciava questi messaggi, e dall’altro pagava cash 2,6 miliardi di euro a Morgan Stanley per la famigerata clausola di salvaguardia, sì di salvaguardia di Morgan Stanley”.

monti_napolitano

“I titoli di Stato hanno raggiunto quei rendimenti troppo alti perché il Tesoro, che con le venti banche che acquistano quei titoli abbiamo visto che parla tanto, ha concesso a quelle banche amiche quelle condizioni. Significa che sono le banche a dettare al Tesoro le condizioni a cui svolgere le aste”.

“Ma era proprio inevitabile arrivare a quei rendimenti, se con le banche amiche, come ci dice sempre la bravissima dottoressa Cannata, c’era un lungo, antico rapporto di fiducia? Perché tanto panico, se c’era tanta fiducia? Tra l’altro, si diceva che i fondamentali del nostro Paese erano al collasso, al disastro. Abbiamo guardato i fondamentali di allora e i fondamentali di oggi? Allora il rapporto debito/Pil era 121%, ora è dieci punti di più. Allora la disoccupazione era quattro punti inferiore all’attuale”.

“Ne deriva che non solo quello fu un imbroglio, ma che ci fu un vero assalto alla diligenza per soldi e per potere. Qualcuno ha fatto i soldi in quell’estate-autunno 2011 e ha continuato a farli anche nel 2012. Qualcun altro ha fatto un altro bottino, un bottino politico, si è spostata l’asse del consenso con un grande costo democratico perché da allora non c’è stato più nessun governo eletto e voluto direttamente dal popolo attraverso le elezioni”.

“Per questo chiedo ancora la commissione parlamentare di inchiesta su quell’estate-autunno 2011 e chiedo la commissione di vigilanza sulla gestione del debito pubblico. Basta opacità, basta omissis, basta non si può dire. Ci vuole total disclosure. Non è vero che il nostro livello di trasparenza sia superiore a quello della media degli altri paesi, non è affatto vero. E’ una falsità e in ogni caso, date le nostre condizioni la trasparenza diventa l’asset fondamentale da cui ripartire”, ha concluso Brunetta.