L’ha picchiata con il guinzaglio del cane. Uno, due, tre colpi sulla schiena e sul volto. Quindi ha afferrato un coltello da cucina e l’ha minacciata di morte. In manette, con l’accusa di maltrattamenti in famiglia e lesioni, è finito un immigrato tunisino di 37 anni, attualmente disoccupato, ma che in patria ha conseguito la laurea in ingneria aeronavale.
L’uomo è stato processato per direttissima in tribunale. Davanti al giudice ha negato di aver picchiato la moglie, con la quale è sposato dal 2009.
Il racconto della moglie ai carabinieri subito dopo i fatti. «Mio marito è rientrato a casa ubriaco e abbiamo iniziato a litigare per futili motivi. La situazione è degenerata e lui mi ha aggredita e ha iniziato a colpirmi prima con il guinzaglio del cane e poi a pugni. Non contento è andato in cucina, ha preso un coltello e me lo ha puntato contro. Quando temevo il peggio, si è tranquillizato e ha chiamato lui stesso i carabinieri».
Il giudice ha rinviato il dibattimento a martedì prossimo, giorno in cui è prevista la sentenza e ha scarcerato il tunisino, applicandogli però la norma della legge sul femminicidio che prevede l’allontanamento dalla casa familiare, alla quale ha aggiunto il divieto di avvicinarsi ai luoghi frequentati dalla vittima. il giorno
il famoso reato di razzismo..
Sapete perchè il tunisino ha chiamato i carabinieri? La presenza della forze dell’ordine rappresenta una grande opportunità: le si provoca affinchè li sfiorino o li tocchino, magari dopo che si sono buttati per terra, poi possono far partire una denuncia per razzismo e relativa richiesta di risarcimento danni. Ho assistito personalmente a simili sceneggiate fatte alla presenza dei militi della pubblica assistenza e dei carabinieri. Nessuno aveva il coraggio di intervenire.