I jihadisti dello Stato islamico (Isis) hanno fatto saltare in aria la pista dell’aeroporto internazionale di Mosul e hanno piazzato esplosivi sotto diversi ponti nel centro della città, con l’obiettivo di dividere la zona occidentale da quella orientale “in caso di attacco da parte delle forze di sicurezza”.
E’ quanto ha riferito al sito IraqiNews una fonte della provincia di Niniveh. “Alcuni membri dell’organizzazione hanno fatto esplodere la pista dell’aeroporto internazionale di Mosul dopo aver piazzato numerosi ordigni esplosivi improvvisati – ha detto la fonte – hanno piazzato ordigni esplosivi sotto diversi dei principali ponti nel centro di Mosul in vista di una detonazione. In questo modo vogliono isolare e dividere la zona a sinistra del Tigri da quella destra nel caso di un attacco delle forze di sicurezza”. L’aeroporto si trova a cinque chilometri dalla città ed è il terzo scalo del Paese.
Altre fonti locali affermano che l’aeroporto è stato invece bombardato dalla cosiddetta “coalizione anti-isis” il 25 febbraio. Utenti privati hanno scattato foto dalle loro case e le hanno pubblicate su twitter (NDR)
Le forze irachene hanno lanciato oggi l’offensiva militare contro i jihadisti dello Stato islamico (Isis) nella città di Tikrit, nel Nord. Stando a quanto riferito dalla tv irachena, citata dalla Bbc, i militari hanno attaccato la città natale dell’ex presidente Saddam Hussein, situata 150 chilometri a nord di Baghdad e conquistata dall’Isis lo scorso giugno, con la copertura dei raid aerei di caccia iracheni. Ieri era stato il premier iracheno Haidar al-Abadi ad annunciare l’avvio dell’offensiva nella provincia di Salaheddin, dove si trovano le città di Tikrit e Samarra, indicando come “priorità delle forze armate e di tutte le forze che partecipano all’operazione” la tutela dei civili. Sui social media ha invitato “alla massima cura nella protezione delle vite dei civili”.
L’offensiva è stata lanciata dai militari insiene ai volontari delle Unità di mobilitazione popolare e alle milizie sciite. Sabato, il comandante delle unità di volontari, Hadi al-Ameri, aveva chiesto alla “popolazione di Tikrit di lasciare la città entro 48 ore”, promettendo quindi “vendetta per Speicher”, la base militare nei pressi di Tikrit dove l’Isis sequestrò e giustiziò, lo scorso giugno, centinaia di cadetti militari, perlopiù sciiti. Alcune tribù sunnite di Tikrit sono state accusate di complicità nel massacro, facendo temere uccisioni di massa tra la comunità sunnita, una volta riconquistata Tikrit. Ieri il premier iracheno ha invitato gli abitanti della provincia di ribellarsi all’Isis: “Invito quanti sono stati ingannati e quanti hanno fatto errori in passato a deporre le armi. Questa potrebbe essere la loro ultima possibilità”. askanews