Scoppia la polemica dopo che l’ambasciatore statunitense in Russia John Tefft ha visitato il luogo dove è stato ucciso il politico dell’opposizione russa Boris Nemtsov. Secondo molti utenti di Twitter, Tefft, scortato dalle guardie del corpo, si sarebbe avvicinato ieri al luogo dell’omicidio e avrebbe posato dei fiori, legati con il bicolore ucraino. Ma il portavoce dell’ambasciata statunitense smentisce, marchiando le voci come “fake”, un falso.
Parlando ai giornalisti, Tefft aveva detto che, come i suoi colleghi di altre ambasciate, anche lui aveva deciso di andare lì per il tributo a Nemtsov e aveva sottolineato che il presidente americano Barack Obama, il segretario di Stato John Kerry, e altri politici hanno condannato l’uccisione di Nemtsov. Ma più che le parole, è stato il simbolo a scatenare gli utenti di Twitter. “L’ambasciatore degli Stati Uniti a Mosca John Tefft piange “il grande patriota della Russia” Boris Nemtsov” scrive con non velato sarcasmo Igor Korotchenko, direttore del giornale “Difesa Nazionale” e del Centro per l’Analisi sul commercio mondiale delle armi. Ma ci sono commenti anche più pesanti. Un utente che si nasconde dietro il nickname @azuzuuu pubblica la foto di Tefft con la scritta: “i criminali tornano spesso sul luogo del delitto…”.
Nota era l’attività di Nemtsov a sostegno delle proteste scoppiate in Ucraina più di un anno fa e per alcuni non è casuale che il politico si accompagnasse con una modella ucraina, Anna Duritskaja al momento dell’omicidio. E in molti hanno anche lanciato accuse nei confronti di Nemtsov per i suoi stretti rapporti con l’Ovest.
A differenza del suo predecessore, l’ideologo del “reset” Michael McFaul, noto anche per le sue gaffe, Tefft è conosciuto come il fautore delle “rivoluzioni colorate” in Georgia e in Ucraina, ed è tra i falchi nelle relazioni con la Russia ed è già stato a Mosca nel 1996 come sostituto ambasciatore. Va notato che Tefft, per la verità, aveva già lasciato il servizio diplomatico nel 2013. Doveva essere in pensione. Ma è stato appositamente chiamato da Obama e inviato a Mosca, senza il consenso del Congresso degli Stati Uniti, strada che viene praticata solo nel caso di piena fiducia alla diplomazia da parte sia dei repubblicani che dei democratici.