Amnesty International (la nota società al soldo di Soros che dice di occuparsi di diritti umani) ha sollecitato indagini rapide, imparziali ed efficaci sull’omicidio, avvenuto la sera del 27 febbraio a Mosca, di Boris Nemtsov, uno dei più noti attivisti politici della Russia.
“Nell’attuale contesto di repressione della libertà di espressione, manifestazione e associazione in Russia, quello di Boris Nemtsov rappresenta un omicidio a sangue freddo di una di quelle voci libere che le autorità avevano così tanto cercato di ridurre al silenzio”; ha dichiarato Denis Krivosheev, vicedirettore del programma Europa e Asia Centrale di Amnesty International.
Il presidente Vladimir Putin ha dichiarato che seguirà personalmente gli sviluppi delle indagini.
Putin ha l’ 86% del consenso del popolo russo. Nemtsov, che ha un risicato 3%, non si poteva chiamare neanche oppositore, nè avrebbe mai potuto fare concorrenza a Putin, che non trae alcun tornaconto dalla sua morte.
Chiediamoci a chi giova questo omicidio. A Putin non di certo; piuttosto fa il gioco dei suoi nemici, soprattutto stranieri, che usano i loro soliti metodi criminali ormai in modo sfacciato.
Qualche tempo fa Nemtsov aveva scritto sul suo blog di temere che Putin volesse ucciderlo. Ne era talmente (poco) convinto che passeggiava per Mosca a tarda sera, senza alcuna protezione.
Ma gli amici di Soros poi si contraddicono. “Spetta alle autorità russe assicurare che i responsabili di questo omicidio siano rapidamente individuati e garantire pieno rispetto e completa protezione del diritto alla libertà di manifestazione e di espressione delle persone come Boris Nemtsov, ha concluso Krivosheev.
Quindi non si capisce perchè, con quale autorità e di che cosa Amnesty s’intrighi.