“Qui non si riesce a difendere il centro di Roma da mille ubriachi, figurati il Paese dall’Isis”: lo diceva ieri sera un funzionario addetto al filtraggio dei tifosi olandesi ai cancelli della curva nord dell’Olimpico prima della partita Roma-Feyenoord.
Carlo Bonini su Repubblica oggi ricostruisce la giornata di ieri, e spiega come abbia fatto l’orda di olandesi ubriachi a “fregare” a più riprese la polizia italiana.
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Una cosa è certa: né la Uefa né il Ministero degli Interni hanno fiutato il pericolo e gli ultrà hanno tranquillamente fatto scorta di alcolici nei supermercati.
Per Roma è stata una giornata nera, sarà difficile dimenticare le immagini degli hooligan olandesi (tristemente celebri in tutta europa da almeno un quindicennio, ndr) che fanno i loro bisogni sulla statua di Giordano Bruno e nella Barcaccia del Bernini, e poi piazza di Spagna ridotta a pitale e pattumiera come mai nessuno aveva osato fare in passato.
La domanda che si pone Bonini è quella che si sono fatti tutti: “Perché il cuore della città, quello che normalmente non è consentito neppure lambire a un corteo di cassaintegrati, ai terremotati dell’Aquila, agli studenti universitari, è stato offerto a un migliaio di animali con una sciarpa al collo?”.
Ebbene, perennemente uguale a se stesso, il canovaccio italiano propone la risposta di sempre. Di roboante enfasi nelle parole. Di burocratica impotenza nella prassi.
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