Se Parigi val bene una messa, figurarsi se Washington non potrà valere una generosa contribuzione a spese del contribuente. Non la Washington di Barack Obama, che col secondo mandato prossimo alla scadenza ha ormai bello che fatto il proprio tempo, bensì quella di Hillary Clinton: cioè di colei che, se tutto andrà come da lei auspicato, diventerà di qui ad una dozzina di mesi il quarantacinquesimo presidente degli Stati Uniti d’America.
Marco Gorra per “Libero quotidiano”
La prova dell’assunto di cui sopra si trova nell’elenco dei contributori della Fondazione Clinton, l’ente di famiglia da anni impegnato in iniziative di varia filantropia e relativo avanzamento della specie umana. La Fondazione in questione – come si conviene alle organizzazioni di questo tipo messe su da personaggi politici – oltre ad agire da centrale del volemose bene clintoniano, assolve anche ad un altro, più cruciale compito: quello di funzionare da interfaccia appena meno istituzionale tra i danti causa (cioè il clan Clinton) e la fitta rete di relazioni e contatti in assenza della quale non ci si costruisce lo standing necessario a fare ingresso alla Casa Bianca.
Detto questo, si capisce il perché di tanto pedigree nella lista dei contributori: governi, multinazionali, colossi dell’industria, vip di ogni estrazione, terzo settore. La Fondazione Clinton usufruisce della generosità di una platea vasta quanto selezionata. A suscitare maggiore interesse, inevitabilmente, è il capitolo relativo ai governi.
Nella lista relativa alle donazioni effettuate nel 2013 compaiono quattro Paesi stranieri: Australia, Paesi Bassi, Norvegia ed Italia. L’anno scorso, il numero dei governi che hanno messo mano al portafogli sono raddoppiati (entrano Canada, Germania e si registra un determinante influsso del Medio Oriente ed Africa, i cui governi tradizionalmente amici degli Usa hanno generosamente donato cifre a sei zeri o in prima persona o attraverso analoghe fondazioni).
Il segnale è chiarissimo: con la signora Clinton sempre più lanciata verso la presidenza e con la conseguente necessità di garantirsi un buon rapporto (quando non proprio una vera e propria apertura di credito), per diversi soggetti la donazione alla Fondazione Clinton diventa un investimento in piena regola. Ragionamento cui non si è sottratto lo Stato italiano.
Andando a spulciare il dettaglio delle contribuzioni, si apprende che nel 2013 il governo di Roma ha contribuito alle finanze della Fondazione per una cifra compresa tra i 100mila ed i 250 mila dollari (raffinare ulteriormente il dato non è possibile, dal momento che il database della Fondazione ordina unicamente per range di donazione omettendo la cifra effettiva).
Curiosa la scelta del soggetto pagante: anziché effettuare l’elergizione a nome del governo centrale (come fatto ad esempio da Paesi Bassi e Norvegia), l’Italia ha contribuito mediante il ministero dell’Ambiente della Tutela del Territorio e del Mare (se sotto la direzione di Corrado Clini all’epoca del governo Monti o di Andrea Orlando con quello Letta non è dato sapere: nel 2013 di governi l’Italia ne ha avuti due) .
Se la scelta sia caduta sul ministero di via Colombo per affinità con le tematiche trattate dalla Fondazione (dove l’eco-friendly regna come di prammatica sovrano) o per altro motivo, al momento non è dato sapere.
L’unica certezza è che quei soldi – si presume forniti al governo italiano dal solito, infaticabile contribuente – sono finiti sul conto della signora Clinton. In ottima compagnia: secondo il Wall street journal, il monte contribuzioni accumulato dalla Fondazione con le donazioni degli Stati esteri ammonta a 48 milioni di dollari. L’ente – riporta il quotidiano dell’establishment finanziario statunitense – si prefigge l’obiettivo di avere a disposizione una dotazione di 250 milioni di dollari onde «smettere di gravare così tanto sugli sforzi individuali di fundraising dell’ex presidente». Di qui alle elezioni, l’impressione è che non dovranno faticare più di tanto.
STOP AI SOLDI
La fondazione aveva deciso di non ricevere più soldi dall’estero nel 2009, dopo che Hillary Clinton era diventata segretario di Stato, con l’elezione alla Casa Bianca di Barack Obama. L’ex presidente Bill Clinton, che guida la fondazione, era stato di fatto costretto a seguire l’indicazione dell’amministrazione, dopo aver dovuto anche rivelare i nomi dei finanziatori.
48 MILIONI DI DOLLARI
Una volta lasciato l’incarico governativo, due anni fa, Hillary Clinton si è dedicata alla fondazione rinominata Bill, Hillary & Chelsea Clinton Foundation. In tutto, dalla sua nascita nel 2001, la fondazione ha ottenuto 48 milioni di dollari da governi stranieri.