Tredici punti, tredici passi sul cammino della pace. E’ la road map concordata tra Kiev e i ribelli filorussi dopo la maratona negoziale di Minsk, che ha coinvolto in un lungo summit i leader di Ucraina, Russia, Germania e Francia.
In particolare il nuovo accordo stipula una tregua da domenica e una zona cuscinetto ampliata attorno al fronte, con il ritiro delle armi pesanti. Il piano, costruito sulla base del protocollo di Minsk di settembre, rivelatosi fallimentare, individua una road map per l’autonomia delle aree controllate dai ribelli in est Ucraina.
Ecco i 13 punti.
- 1. Cessate il fuoco immediato e totale nelle regioni di Donetsk e Lugansk dal 15 febbraio.
- 2. Ritiro di tutte le armi pesanti in modo da creare una zona cuscinetto di almeno 50 chilometri per l’artiglieria con un calibro di 100 millimetri o oltre, 70 chilometri per i lanciarazzi multipli, 140 chilometri per sistemi di lancio multipli Tornado e altri. Per le truppe ucraine la zona comincia dalla linea del fronte, mentre secondo i ribelli inizia dalla linea del fronte al 19 settembre scorso, data dell’ultima intesa a Minsk. Tuttavia i separatisti si sono spinti in territorio governativo nel frattempo. Il ritiro delle armi pesanti deve cominciare entro 48 oltre dall’avvio della tregua, perciò entro il 17 febbraio, e non durare più di 14 giorno
- 3. L’Osce verificherà la tregua e il ritiro delle armi pesanti dal primo giorno e potrà usare droni e satelliti.
- 4. Il primo giorno dopo il ritiro delle armi pesanti, dovrà iniziare un dialogo sull’organizzazione di elezioni locali a Lugansk e Donetsk oltre che sul futuro “regime” nelle aree separatiste, sulla base della legge ucraina che concede loro temporanea autonomia. Entro 30 giorni il Parlamento ucraino dovrà varare un decreto che definisca i confini geografici della zona autonoma, sula base dell’intesa di settembre. Le regioni separatiste hanno il diritto di decidere il linguaggio da usare.
- 5. Dovrà essere adottata una legge che garantisca l’amnistia per coloro che hanno partecipato al conflitto a Donetsk a Lugansk, che avranno garantità l’immunità penale.
- 6. Rilascio e scambio di tutti gli ostaggi e i prigionieri detenuti illecitamente, sulla base “tutti in cambio di tutti”, a partire da cinque giorni dopo il ritiro delle armi pesanti.
- 7. Garanzia di accesso e distribuzione degli aiuti umanitari.
- 8. Le parti dovranno lavorare per restaurare i legami sociali ed economici, compresi il pagamento di pensioni e tasse. L’Ucraina ristabilirà un sistema bancario nelle aree del conflitto, con la possibilità di un meccanismo internazionale per facilitare i trasferimenti di denaro.
- 9. L’Ucraina avrà pieno controllo dei suoi confini territoriali in tuta l’area del conflitto. Il processo dovrebbe iniziare il giorno dopo le elezioni locali e va completato entro fine 2015, a condizione che siano state attuate le riforme costituzionali al punto 11.
- 10. Ritiro di tutti i gruppi armati stranieri, equipaggiamenti militari e mercenari dall’Ucraina, sotto la vigilanza dell’Osce. I gruppi illegali andranno disarmati.
- 11. Una nuova Costituzione ucraina, concordata con i rappresentanti di Donetsk e Lugansk, dovrà entrare in vigore entro fine 2015 con una previsione di decentramento. Legislazione sulla status speciale delle regioni ribelli entro fine 2015.
- 12. Elezioni locali nelle regioni separatiste, monitorate dall’Osce, ma non c’è data fissata.
- 13. Intensificazione dell’attività del gruppo di contatto trilaterale con la creazione di gruppi di lavoro per attuare il piano di pace. L’accordo è stato firmato dal cosiddetto gruppo di contatto sull’Ucraina: i leader separatisti di Donetsk e Lugansk, l’ex presidente ucraino Leonid Kuchma, l’ambasciatore russo a Kiev Mikhail Zurabov e l’inviato dell’Osce Heidi Tagliavini.
(Con fonte Afp).