di Domenico Rosa
“Basta un’impennata dell’anima per trovarsi dalla parte sbagliata” diceva Italo Calvino e la parte sbagliata è sempre quella del potere. In fondo è questo ciò che viene fuori dal gustoso film “Fascistelli” dell’attore e regista Stefano Angelucci Marino con Manuel Scenna e Carmine Marino. La pellicola, ambientata nella remota provincia abruzzese, racconta la scelta politica scomoda del giovane studente Vittorio Brasile. Siamo nei primi anni novanta, sta per scoppiare lo scandalo ‘Tangentopoli’ e la disgregazione della DC è alle porte. Vittorio al Liceo si trova circondato da ‘ciellini’ e ‘compagni’, nessuno dei due gruppi però lo soddisfa, cerca altro. Quel mondo e il mondo in generale gli sta stretto. Vorrebbe ricostruirlo daccapo. Sogna un gesto eclatante: far saltare in aria il viadotto di Villa Santa Maria sul fiume Sangro, sbarazzarsi di quel cemento che violenta, sventra la bellezza della sua terra. Sa di doversi impegnare. Ribelle, come solo i giovani sanno essere, si schiera coi ‘fasci’. Si iscrive al Movimento Sociale che al suo interno ha di tutto: cultura, nostalgia e persino lo scemo del paese.
Scorrono nel film i miti dei giovani di destra dell’epoca: dalla musica (i 270 bis fanno da colonna sonora), ai fumetti (Mister No e la Voce della Fogna). La biblioteca dagli anni ’70 si è aggiornata: a Evola si è aggiunto Tolkien. Al mito sempre verde del comandante d’Annunzio si è affiancato il pirata spaziale Capitan Harlock. Si strizza l’occhio persino al rivoluzionario Ernesto Guevara.
Un magma culturale, a tratti ingenuo, ma verace, che presto dovrà fare i conti con la realpolitik e la voglia dei dirigenti di uscire dal recinto dell’emarginazione politica. Le scelte romane del partito si ripercuotono sul piccolo paese abruzzese di Civitella Messer Raimondo. Il segretario locale del MSI si allea con i tanto vituperati democristiani, fino al giorno prima causa di corruzione e clientelismo. I fascisti escono dalle fogne e si imbrattano col potere.
Vittorio ha i conati di vomito ma non può nulla davanti al segretario che ha subito assimilato la prassi democristiana. Tra i compensi dell’accordo di centrodestra è previsto anche un lavoro estivo in un cantiere edile per l’amato cugino che, pur infischiandosene della politica, gli è sempre stato accanto in ogni suo passo. Così Vittorio, schifato e stanco, accetta l’alleanza. In fondo non può fare un torto alla famiglia, alla madre vedova e alla cara zia.
Dopo aver bevuto il calice amaro del compromesso medita di lasciare la politica, magari potrà coronare finalmente il sogno d’amore con l’amica d’infanzia. Ormai le elezioni sono state vinte e il Movimento Sociale fa parte della maggioranza dell’amministrazione comunale. Prima però di poter comunicare la sua decisione agli ex camerati gli eventi precipitano. Il cugino muore durante quel maledetto lavoro in un cantiere del viadotto di Villa Santa Maria. Al danno si aggiunge la beffa. Il ponte, il nemico di sempre, l’ha sconfitto su tutti i fronti. La politica giovanile fatta di idee e passione lascia il posto alla famigerata politica del “sangue e merda”. La Destra italiana si sgretola a contatto col potere, diventa anch’essa un partito relativista di massa.
Il film è bellissimo, lo consiglio a tutti. Uno spaccato dell’Italia di vent’anni fa ma attualissimo. Una storia di amicizia, un romanzo di formazione, ma sopratutto un affresco della nostra società. Film molto divertente ma non solo comico infatti è pieno di momenti di riflessione.