Spietata banda di Rom segregava ragazze e le obbligava a prostituirsi. Vendute per 3000 euro

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Tenevano le ragazze segregate nelle baracche di un campo rom, la sera le facevano prostituire nella zona sud di Milano e, in base alla ‘redditivita”, le rivendevano a cifre tra i tre e i settemila euro. Diciannove persone che facevano parte di un’organizzazione che gestriva la prostituzione tra viale Ortles, via De Angeli, via Bazzi, viale Brenta, viale Toscana, viale Tibaldi sono state arrestate al termine di un’indagine condotta dagli agenti del commissariato Scalo Romana di Milano.

Un gruppo criminale “molto spietato e aggressivo, che nel corso degli anni era riuscito a esercitare un controllo quasi militare sullo sfruttamento della prostituzione“. I capi indiscussi erano i fratelli Ionut e Laurentiu Calin, rispettivamente 28 e 24 anni, cittadini romeni di etnia rom, che alla guida di una banda di cugini e parenti avevano messo in piedi una vera e propria tratta di esseri umani tra la Romania e l’Italia, e nello stesso tempo controllavano la loro zona con un pugno talmente ferreo da incassare denaro anche solo dall’affitto delle postazioni di prostituzione ad altri criminali meno strutturati.

I fratelli Calin, racconta il dirigente del commissariato Scalo Romana Angelo De Simone, attiravano le ragazze romene intessendo con loro una relazione sentimentale, ma una volta arrivate in Italia le vittime venivano segregate in un campo rom e instradate alla prostituzione. In almeno cinque casi al momento dell’arrivo in Italia le giovani erano minorenni e le piu’ recalcitranti venivano costrette sulla strada a suon di botte o addirittura con stupri di gruppo.

I due sfruttatori e i complici trattavano le vittime come animali di loro proprieta’, tanto che in piu’ di un’intercettazione definiscono “capre” le ragazze. Ogni prostituta poteva essere acquistata o rivenduta ad altri gruppi. In un caso gli investigatori hanno dovuto prendere atto del fatto che una ragazza era finita nelle mani della gang perche’ venduta dalla madre agli aguzzini all’eta’ di 14 anni.

I fratelli Calin sono riusciti a mettere in piedi un’organizzazione cosi’ potente anche grazie all’applicazione spietata di una serie di regole interne della comunita’ rom, riviste e adattate al contesto dello sfruttamento della prostituzione: l’indagine, non a caso, e’ stata battezzata dagli investigatori “Judicata”, dal nome del ‘concilio degli anziani’ che nella cultura rom e’ incaricato di applicare le leggi e che nel caso specifico gli sfruttatori avevano adottato come sistema per risolvere le controversie, dal prezzo di una ragazza al costo del noleggio di una zona ad altri gruppi criminali, fino a eventuali dissidi da dirimere all’interno dell’organizzazione. Quando la “Judicata” non riusciva a risolvere i contrasti, scattava la violenza, specialmente rivolta a gruppi rivali: gli investigatori hanno scoperto grazie a confronti, testimonianze e intercettazioni che una rissa scoppiata in piazza Bonomelli nell’ottobre 2011 nascondeva in realta’ una spedizione punitiva ai danni di Bacai Zef, uno sfruttatore albanese che aveva incrociato piu’ volte la strada dei due fratelli romeni. Zef, sfuggito all’agguato grazie a una soffiata, si era vendicato alcuni giorni dopo con una spedizione a Piazzale Cuoco, dove aveva accoltellato diverse volte Laurentiu Calin, detto “Gaman”, o “Il Pazzo”, noto per la sua ferocia.

Le indagini sono partite nel 2011 in seguito a quattro lettere anonime recapitate agli agenti del commissariato Scalo Romana. Queste lettere, lungi dall’essere semplici denunce, erano molto circostanziate, ricche di nomi, luoghi, date e numeri di telefono e descrivevano l’organizzazione con precisione. Gli inquirenti sostengono tuttora di non conoscerne l’autore, che potrebbe essere un cliente innamorato di una prostituta e deciso a strapparla agli aguzzini, ma anche un religioso o un’organizzazione di volontari.

La gang dei fratelli Calin, attiva almeno dal 2007, guadagnava ogni settimana decine di migliaia di euro, che secondo gli inquirenti sono stati tutti trasferiti in Romania per l’acquisto di diverse proprieta’. I due, in Italia, risultavano invece nullatenenti e nel corso degli anni si sono spostati in tre diversi campi Rom, da quello di via Sacile – incendiato due volte, forse proprio dai rivali dei Calin – fino al campo di Muggiano, dove i criminali sono stati arrestati alle prime ore di stamani. Quando i poliziotti hanno fatto irruzione nella baracca del campo di Muggiano in cui vivevano, si sono stupiti dell’assenza delle ragazze. Era solo l’ultimo trucco dei due malviventi: le vittime erano nascoste in una “baracca dentro la baracca” alla quale si accedeva da una porticina dissimulata da un ripostiglio, segregate in pessime condizioni. (AGI) .