La Giustiniana chiede sgombero dello stabile occupato in via Cassia 1134
Ringhiere dei balconi divelte e probabilmente vendute per ricavare guadagno dal ferro, stufe evidentemente non a norma dalle quali fuoriescono nubi nere e dense, quei fuochi – raccontano i dirimpettai – accesi all’interno dello stabile per sopportare l’inverno rigido, per non parlare di furti, aggressioni e del degrado tutt’intorno.
Il palazzo di via Cassia 1134 – un edificio prima delle Ferrovie dello Stato, poi passato a privati e ora in mano ad una gestione commissariale mentre al suo interno decine di indigenti e nomadi vi trovano rifugio – preoccupa e non poco i residenti de La Giustiniana.
Ieri pomeriggio proprio davanti al grande cancello, tanto imponente quanto facilmente varcabile, il Comitato di Quartiere si è ritrovato per un volantinaggio sulla problematica.
A dare manforte ai cittadini anche i militanti di Casapound che proprio da li, nel 2008, rilanciarono il tema dell’emergenza abitativa occupando quello spazio per dare un tetto ad alcune famiglie in difficoltà economica. Bastò metà giornata per sgomberarli.
Così ieri sera camionette della Polizia e Polizia Locale di Roma Capitale hanno presidiato il tratto della Cassia interessato dalla manifestazione, un dispiego di uomini e mezzi che pure li – nonostante le continue segnalazioni dei residenti – così massiccio non si era mai visto.
“Scippi e furti qui sono all’ordine del giorno. La situazione tra sporcizia e degrado è divenuta insostenibile” – spiega un abitante del quartiere. “Ci sono state delle settimane in cui le pattumiere erano sempre incendiate per non parlare di questo via vai con passeggini e carrelli sul ciglio della strada, pericoloso soprattutto quando è buio” – prosegue un altro cittadino che sottolinea la necessità di sgomberare lo stabile e mettere un servizio di guardiania affinchè la violazione non venga reiterata.
“Abito proprio davanti a questo palazzo, la sera sono evidenti i fuochi accessi al suo interno. E’ una pratica ad alto rischio che ci allarma. Se dovesse succedere qualcosa non si parli poi di ‘tragedia’.” – un’altra testimonianza.
“Dopo aver segnalato alle istituzioni e alle forze dell’ordine la drammatica situazione di degrado della zona e l’incremento di furti e rapine nel quartiere, ai residenti della Giustiniana non è rimasto altro che chiamare Casapound: segno del sempre più evidente scollamento tra Stato e cittadini” – fa notare Andrea Antonini, vicepresidente del movimento, sottolineando come solo l’arrivo dei militanti di via Napoleone III abbia calamitato al 1134 di via Cassia così tante forze dell’ordine.
Dal sit-in un primo risultato: gli agenti sono entrati nello stabile e hanno accertato la presenza e il numero degli occupanti.
“Abbiamo avuto rassicurazioni che a stretto giro verrà effettuato lo sgombero e che l’immobile verrà presto messo in sicurezza” – riporta Antonini assicurando come Cpi vigilerà sull’impegno assunto “pronti a tornare in piazza anche senza autorizzazione per evitare un’occupazione di massa del nostro quartiere, che – ribadisce – non potrebbe essere tollerata”.
Intanto alcuni degli occupanti di via Cassia 1134 si sono spostati nel vicino casale abbandonato di via Barbarano Romano che così si appresta ad essere il prossimo obiettivo sul quale il quartiere e Casapound concentreranno energie e attenzione.
Due settimane, a quanto si vocifera, il tempo massimo concesso affinchè qualcosa cambi: “Poi – sussurra qualcuno dal presidio – lo sgombero siamo pronti a farlo anche da noi”.
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