Thiene, sventato rapimento del figlio dell’imprenditore Bassan
“Ditemi che non è vero, sembra un film”. Quando l’adrenalina è calata, e ormai si è sentita al sicuro nella caserma dei carabinieri di Thiene, ha liberato tutta la tensione accumulata in pochi minuti. Dopo aver scoperto che tre persone avevano cercato di rapire suo figlio 13enne per risolvere così i debiti che li angosciavano. Non una banda di professionisti, bensì degli “scapestrati” che hanno tentato di mettere in piedi un sequestro lampo per ottenere un milione di euro di riscatto, forse due. Risultato: sono finiti in manette ancora prima di individuare l’auto della madre del giovane, diventata il loro obiettivo.
Su di loro si sono fiondati i carabinieri del Ros di Padova e della stazione locale vicentina, che da almeno tre settimane stavano seguendo passo passo le intenzioni del trio. Appostamenti continui, intercettazioni. Ma serviva prenderli in flagrante per metterli con le spalle al muro dal punto di vista giudiziario, senza naturalmente mettere in pericolo l’incolumità altrui. “Altrimenti avremmo agito prima – spiega il comandante dei Ros di Padova, colonnello Paolo Storoni – Non è stato esploso un solo colpo”. Nell’auto su cui si trovavano i tre arrestati sono state trovate alcune coperte, delle corde e anche una specie di passamontagna. Segno inequivocabile che il trio era pronto all’azione.
In manette la “mente” del sequestro (un ristoratore 40enne residente nella zona di Este alle prese con pesanti debiti), un autotrasportatore di 68 anni residente a Occhiobello e suo figlio 44enne, disoccupato. Tutti intendevano lucrarci su questa storia. Avrebbero simulato una rapina mentre la madre del ragazzo transitava in auto per accompagnare verso le 7 di mattina il figlio a scuola. Tanto che nei giorni precedenti i carabinieri si sono imbattuti in una cartina particolareggiata dell’abitazione della donna e del tragitto che avrebbe dovuto compiere. Si tratta della coniuge del “re della birra” Bernardo Bassan, titolare di un’azienda di import-export di bevande e catering, specializzato in produzione e commercializzazione di birre. Anche lui era un creditore nei confronti del ristoratore padovano, ma non l’unico. Lo stabilimento si trova sempre a Thiene, non lontano dunque da quel parcheggio in cui gli arrestati aspettavano di entrare in azione.
Sono stati bloccati proprio nel momento in cui stavano per ingranare la marcia. Madre e figlio hanno scoperto solo dopo cosa avrebbe potuto accadere loro: il 13enne non ha potuto trattenere una lacrima che gli ha rigato il volto, mentre la donna ha chiesto se si trattasse di un film. Era tutto vero, purtroppo. E non è l’unica storia di questo tipo negli ultimi tempi: “Recentemente abbiamo sventato un altro piano simile, che si è concluso in un nulla di fatto”, sottolinea Storoni. Dopo la rapina simulata l’adolescente avrebbe dovuto essere portato in un casolare isolato nel Rodigino, nella disponibilità di uno degli arrestati. Dopodiché sarebbe dovuta partire la richiesta di riscatto.
A mettere gli inquirenti sulla buona strada la segnalazione tre settimane fa di una signora che aveva dichiarato di essere stata contattata dagli arrestati per chiederle la disponibilità a partecipare al piano criminale. Lei, che ora è indagata, ha invece preferito spiattellare tutto alle forze dell’ordine. Che da quel momento hanno potuto ricostruire l’organizzazione del rapimento. Finché martedì mattina non hanno potuto finalmente bloccare i tre. A bordo dell’auto non sono state sequestrate armi, ma è possibile che i malintenzionati avessero pensato anche a quello. Perlomeno per assicurarsi che l’ostaggio non fuggisse. All’operazione hanno partecipato i carabinieri di Vicenza, di Rovigo e del Ros, con la collaborazione anche delle squadre mobili beriche e rodigine.
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