“Hanno usato Google per tradurre i miei messaggi, e tutti sanno che non funziona bene con la lingua turca. Così hanno capito che volessi farmi saltare in aria in luoghi pubblici. Ma è tutto un equivoco”, sostiene Furkan Semih Dundar, lo studente turco della Normale di Pisa espulso a dicembre, in un’intervista via mail a Repubblica.
Il dottorando racconta che “dal primo giorno in cui sono arrivato in Italia mi sono accorto che ero seguito, in strada e dovunque andassi, come se fossi un loro nemico”.
Il messaggio alla Cia – Poi parla di “uno dei messaggi che ho scritto alla Cia” dove diceva, come spiega lui stesso: “Forse credete che mi voglia far esplodere di fronte all’ambasciata Usa… ritenete davvero che non abbia di meglio da fare che pensare a voi giorno e notte?”.
“All’inizio, in realtà – prosegue – volevo che la Cia mi aiutasse a risolvere questo equivoco. Poi però ho cominciato a scrivere lettere più provocatorie indirizzate anche ad altri siti istituzionali”. Il motivo? “Volevo farmi arrestare per chiudere con questa situazione. E sono contento che sia finita“.
“Volevo solo stare tranquillo” – “Tutto quello che volevo era stare tranquillo con la mente libera per studiare senza essere trattato come un nemico così, senza ragione. Tra l’altro, ho saputo delle accuse a mio carico leggendo ieri la notizia sui siti Internet italiani”. Dice che “ci sono molti errori in quello che è stato scritto su di me. Ma, mi chiedo, voglio davvero difendermi? Se volessi farlo, dovrei difendere la mia reputazione davanti a un giudice. Ma sono tornato alle mie ricerche scientifiche, non ho tempo per queste cose”.