Rapimenti e riscatti: l’errore grave di sottostare alle pretese dei terroristi

alNusra

 

Esistono delle linee d’azione che vanno percorse e vi è una parte degli Stati che, in maniera assoluta, non è interessato a dover pagare i riscatti ai loro cittadini catturati dai terroristi, come, a titolo d’esempio, gli Stati Uniti d’America e il Regno Unito, mentre per altri Stati, a quanto pare tale riscatto viene pagato, come nel caso dell’Italia che ha versato per la liberazione delle due ragazze italiane Greta e Vanessa, sequestrate dall’altro gruppo terroristico Fronte el-Nosra nel 2014, poi liberate. Il tutto innesta, se s’inizia a pagare, come ha fatto purtroppo il nostro Paese, un circolo vizioso, per la ragione che degli individui sono soggetti a rapimenti con il solo scopo di fare cassa, perché, nella misura in cui il riscatto è pagato o consegnato, di seguito saranno rapiti altri individui proprio per acquisire dei fondi.

Nel caso dell’Isis, come pure dell’altra organizzazione terroristica già citata, non vive solo di riscatti, ma pure di altri importanti proventi come il petrolio che è estratto e commerciato al di fuori della legalità, i fondi delle banche che sono state conquistate dallo Stato islamico e che si trovano nelle città conquistate, ma anche il pagamento mediante il riscatto rappresenta ovvero costituisce parte dei danari che possono essere usati dai vari gruppi terroristici per proseguire nel commettere atti terroristici non solo in Siria e in Iraq, ma pure oltre i confini, vedasi il caso francese.

È d’uopo che vi sono varie organizzazioni internazionali che hanno espresso parere contrario al pagamento dei riscatti, infatti, ad esempio, lo stesso Consiglio di Sicurezza, organo primario delle Nazioni Unite, pur non essendovi ancora una risoluzione inter alia, si sta indirizzando verso tale via. Il discorso da fare, pertanto, è niente pagamento di riscatto se questo incentiva al rapimento di nuovi ostaggi.

Ritengo che il nostro Paese abbia commesso l’errore grave di sottostare alle pretese dei terroristi, anche se – come più volte ha sottolineato il Ministro degli Esteri Gentiloni – la vita andava tutelata, e che l’Italia diventa complice di aver finanziato con una somma abbastanza consistente il proseguo delle azioni terroristiche.

Si aggiunga, infine, che mentre nella pirateria i riscatti sono pagati dalle compagnie private di navi commerciali, nel caso dell’Isis e di altri gruppi terroristici, i riscatti sono pagati dagli Stati. Italia docet!

Giuseppe Paccione