Greta e Vanessa: Indagine del Ros sui loro contatti siriani

foto il foglio
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Emergono i dettagli di una indagine del Ros, raggruppamento operativo speciale dei Carabinieri, che partendo da altri fatti ha incrociato le vicende tra Italia e Siria di Greta e Vanessa.

L’indagine era partita dopo il rapimento e rilascio, nel 2013, dei giornalisti Rai Amedeo Ricucci, Elio Colavolpe, Andrea Vignali e Susan Dabbous. Con i quattro rapiti c’era lo studente Maher Alhamdoosh, con funzioni di interprete. Maher risiede a Bologna e si occupa, tra l’altro, della onlus Time4life. Era in contatto con le due ragazze poi rapite, come pure il pizzaiolo Mohammed Yaser Tayeb e il medico Nabil Almreden,quest’ultimo residente a Budrio.

Dopo le vicende del sequestro del 2013 il Ros mise sotto controllo i telefoni di Maher, conosciuto per il passato nelle file dell’Esercito Siriano Libero, formazione che combatte contro Assad e nelle file di cui alcuni sono ritenuti vicini ad Al Qaeda. I Carabinieri indagano sull’ipotesi che Greta Ramelli e Vanessa Marzullo fossero in contatto con i tre fuoriusciti siriani per sfruttare una rete di contatti che avrebbe dovuto aiutarle a portare aiuti in Siria. Aiuti destinati anche alla formazione siriana anti Assad. E che proprio questi alleati siriani abbiano poi tradito le due, portando al loro sequestro.

Le telefonate con Tayeb – Parlando al telefono con Tayeb, in particolare Greta Ramelli (che i Ros indicano come maggiormante coinvolta nella rete di contatti di ribelli siriani) avrebbe prima assicurato che gli aiuti da portare in Siria sarebbero andati ai guerriglieri antigovernativi (e non a bambini, come poi dichiarato ufficialmente) e che il loro lavoro si svolgeva “a favore della rivoluzione”.

Nel mirino del Ros ci sono anche altri contatti di Greta: Alktear Alktear e Almajed Alfurati, Ward Furati e Saef Kourani, membri della Fratellanza mussulmana nel Paese governato da Assad e poi di Al Nusra. Come pure Yahya Alhomse, capo qaedista del fronte Al Nusra ad Homs, conosciuto anche da Vanessa Marzullo.

Se le indagini confermassero che le due ragazze recentemente liberate agivano non da cooperanti ma da guerrigliere, pur non armate, si configurerebbe un reato secondo la legge italiana.