Ingressi delle redazioni blindati, metal detector e circuiti di videosorveglianza collegati con le sale operative di polizia e carabinieri. Queste le raccomandazione agli organi di stampa della Questura di Roma, dopo l’innalzamento delle misure di sicurezza davanti a obiettivi sensibili dopo i fatti di Parigi. a Questura di Roma ha predisposto e reso operativo un piano, coordinato con le altre forze di Polizia, che prevede un rafforzamento delle misure di sicurezza per gli obiettivi sensibili più a rischio.
L’invito della Questura agli organi di stampa è quello di dotarsi di “blindature di ingressi, metal detector e sistemi di videosorveglianza da collegare con le sale operative della Polizia di Stato o con quella del Comando Provinciale dei Carabinieri”.
Decine di soggetti a rischio, uomini e donne che vivono, e spesso lavorano, in Italia e che potrebbero trasformarsi in potenziali jihadisti: e’ un lungo elenco quello che antiterrorismo e intelligence aggiornano costantemente per cercare di evitare attacchi come quelli che hanno sconvolto Parigi. Tra loro, dicono quelli che da tempo sono sulle loro tracce seguendone i movimenti, anche sul web, ci sono magrebini tra i 25 e i 35 anni, marocchini, algerini e tunisini in Italia da qualche anno, ma anche italiani convertiti all’islam, migranti di seconda generazione, spesso giovanissimi, veterani delle guerre di Bosnia e Afghanistan tornati nel nostro paese negli anni scorsi e che potrebbero ripartire per i fronti della Siria e dell’Iraq, predicatori. Né da parte di questi soggetti, né dalle informative dei servizi esteri, ribadiscono fonti qualificate, arrivano segnali concreti di progettualità in corso o elementi che possano far ritenere che sia in atto la pianificazione di una azione sul nostro territorio.
Ma questo non vuol dire nulla per chi deve fare prevenzione. Perché chi indaga sa bene che ciascuno di loro potrebbe “attivarsi” da un momento all’altro, senza bisogno di un input preciso. ansa