“A Roma spadroneggia un piccolo gruppo di padreterni, i quali si sono persuasi, insieme con qualche ministro, di aver la sapienza infusa nel vasto cervello”. (Gian Antonio Stella)
IL CALABRONE. Vladimiro Giacché ha scritto: “Secondo alcuni il nero insetto non avrebbe dovuto né ronzare né volare. Ne ammettevano l’esistenza, ohibò, ma a patto che zampettasse sulla terraferma. Fisici ed entomologi si sono interrogati per lungo tempo sulla levitazione del calabrone: come diavolo faceva a reggersi in aria? Il suo peso, in rapporto alla superficie alare, rendeva impossibile il volo. Per sua fortuna, il goffo insetto ignora le leggi della fisica, e le vìola inconsapevolmente e mirabilmente. Ecco, abbiamo voluto dare all’economia italiana l’immagine di un calabrone. Come diavolo ha fatto l’Italia a divenire il quinto Paese industriale del mondo? Con quel retaggio di immaturità statuale e di arretratezza contadina che ne appesantiva le ali? Ma malgrado tutto e contro tutto, il calabrone ha volato…”
Allora io provo a dare una spiegazione di come è avvenuto il miracolo.
di Carlo Violati
Nel 1945 l’Italia era uscita quasi distrutta dagli eventi bellici. Molti uomini erano morti in guerra. Molti erano morti, uomini, donne e bambini per i pesanti bombardamenti. Molte città erano state distrutte. Tanti avevano fatto letteralmente la fame. Ma chi era sopravvissuto voleva solo riprendere a vivere e lavorare per ricostruire la casa, per ridare vita alle proprie città era non un peso, era una gioia. Molti uomini erano emigrati all’estero a fare mestieri o modesti (camerieri) o pericolosi (minatori) perché in Italia c’era poco lavoro. E dal sud partono verso le industrie del nord tanti contadini che vanno alla FIAT, alla Olivetti, alla Montecatini che stanno ingrandendosi. E lo Stato italiano è governato da grandi uomini che mettono la loro intelligenza e il loro impegno per ridare all’Italia un BUON GOVERNO.
Einaudi, De Gasperi, La Malfa, Malagodi, Saragat trovano nella Confindustria un grande Presidente, Angelo Costa, che si mette in sintonia per far crescere l’Italia. Quei politici erano al servizio del popolo e della Nazione. Quei politici fanno alcune scelte coraggiose. Meno ricchi di materie prime come carbone e acciaio, aderiscono, come tre grandi nazioni (Germania, Francia e Italia) e tre piccole (Olanda, Belgio e Lussemburgo) alla CECA (Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio). La CECA sarà la base della Comunità Europea.
Prima a 6, poi cresciuta a dismisura. Poi la scelta di fare grandi opere pubbliche, spendere (strade, autostrade, ferrovie, edilizia popolare). E inondano il mercato di liquidità, e si mantengono competitivi svalutando la lira rispetto alle altre monete. La spesa degli investimenti non è stata fatta a debito, è stata fatta stampando moneta. Ma stampando moneta non si aggravava il debito pubblico.
Poi una pesante rottura dell’argine al Debito Pubblico avviene dopo la nascita delle Regioni. I politici non sono più come De Gasperi che per andare all’ONU si fa prestare il cappotto da Piccioni, perché il suo era impresentabile. I politici cominciano a capire che con la politica ci si può arricchire.
La politica di restare competitivi svalutando la nostra lira era una politica molto biasimata dalle altre nazioni, ma con quella politica l’Italia era diventata la terza potenza industriale nell’area che poi adotterà l’euro. Non a caso, dopo l’adozione dell’euro, comincia il declino della nostra crescita, perché non possiamo più stampare moneta e non abbiamo potuto tagliare le spese eccessive dovute alla corruzione ed al pesantissimo carico del Debito Pubblico.