23 dic. – Occorre aiutare i “musulmani a presentare con discernimento una piu’ autentica immagine dell’Islam, come vogliono tanti di loro, i quali ripetono che l’Islam e’ una religione di pace”. Lo scrive Papa Francesco nella Lettera ai cristiani del medio Oriente. Il Pontefice esorta dunque a sostenere il “dialogo interreligioso” che “e’ tanto piu’ necessario quanto piu’ difficile e’ la situazione”, “non c’e’ altra strada”.
Secondo Francesco, il dialogo “e’ anche il migliore antidoto alla tentazione del fondamentalismo religioso che e’ una minaccia per i credenti di tutte le religioni”. Terrorismo di proporzioni inimmaginabili “Per quanto tempo dovra’ soffrire ancora il Medio Oriente per la mancanza di pace?” si chiede Francesco che denuncia in una Lettera ai cristiani del Medio Oriente come operi nella regione, e in particolare in Iraq, una “piu’ recente e preoccupante organizzazione terrorista, di dimensioni prima inimmaginabili, che commette ogni sorta di abusi e pratiche indegne dell’uomo”.
“Questi terroristi, rileva Francesco, colpiscono i cristiani “che sono stati cacciati via in maniera brutale dalle proprie terre”. E cosi’, scrive ai cristiani del MO, per “molti di voi alle note dei canti natalizi si mescoleranno le lacrime e i sospiri”.
Secondo il Papa, la “situazione drammatica” che vivono i cristiani, gli yazidi e le altre minoranze in Iraq richiede una “presa di posizione chiara e coraggiosa da parte di tutti i responsabili religiosi, per condannare in modo unanime e senza alcuna ambiguita’ tali crimini e denunciare la pratica di invocare la religione per giustificarli”.
Vorrei recarmi nei campi per consolare profughi Iraq “Consolazione e speranza” sono le parole chiave della Lettera ai cristiani del Medio Oriente nella quale Francesco esprime la sua vicinanza e quella della Chiesa al piccolo gregge del Medio Oriente e ai pastori che accompagnano “con sollecitudine il cammino” delle loro comunita’, in particolare quelle fuggite lo scorso agosto da Mossul e dalla Piana di Ninive in Iraq, rifugiate in particolare a Ebril in Kurdistan iracheno. “Spero tanto – scrive – di avere la grazia di venire di persona a visitarvi e a confortarvi”. (AGI) .
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