19 dic 2014 – La Corea del Nord dispone di un esercito di 1.800 hacker sparsi nel mondo e la cui missione e’ “realizzare cyber-attacchi contro Stati nemici”. A sostenerlo e’ Jang Se-yul, un disertore che sette anni fa e’ fuggito dalla nazione ora presieduta da Kim Jong-un trovando rifugio nella Corea del Sud. L’uomo, intervistato da Cnn, un tempo lavorava come esperto di computer nel governo di Pyongyang. E’ cosi’ che ha appreso il numero dei “guerrieri cybernetici”, che a sua detta potrebbe essere anche piu’ elevato. Gli stessi agenti infatti non sanno quanti altri lavorino per il gruppo segreto chiamato “Bureau 121”.
Secondo Seoul, spiega il canale tv citando una fonte del governo sudcoreano, e’ proprio “Bureau 121” ad essere al centro di un vasto insieme di attacchi via web. E la scelta dell’americana Sony Pictures (la controllata dalla giapponese Sony Corporation presa di mira dagli hacker) di annullare le proiezioni della pellicola “The interview” sulla scia di minacce di attacchi in stile 11 settembre 2001, secondo il disertore “e’ una grande vittoria” per Pyongyang. E’ proprio la Corea del Nord che secondo gli Stati Uniti ha avuto un ruolo centrale nei colpi messi a segno dai pirati informatici a scapito della casa di produzione cinematografica.
Pentagono: “Agli attacchi hacker potremmo rispondere con le bombe”
La vicenda del film ritirato dalla Sony ha essa stessa l’aspetto di una pellicola cinematografica. Gli investigatori dell’FBI sono coinvinti che i pirati informatici che hanno attaccato la casa produttrice siano nordcoreani. La minaccia di attentati ha spinto Sony a cancellare l’uscita, prevista per Natale, di “The Interview”, commedia su un complotto della CIA per assassinare il leader di Pyongyang Kim Jong Un. Non sarà disponibile neppure on-demand.
“Si tratta delle persone più talentuose in Corea del Nord”, spiega lo studioso di informatica Kim Heung Kwang,parlando degli hacker. “Fanno parte della classe dei colletti bianchi che ricevono un migliore trattamento, sono molto apprezzati e rispettati nella loro società”.
A fine novembre gli hacker si erano introdotti nei computer e nei server di Sony. Ora sono arrivate nuove minacce dai cosiddetti “guardiani della pace”, più concrete, attacchi nelle sale cinematografiche statunitensi, stile 11 settembre, così queste ultime hanno cancellato il film dalla programmazione.
Rebecca Sun, The Hollywood Reporter: “Credo che quando la minaccia si è spostata dal mondo virtuale a quello tangibile, ci sia stato un effetto domino. Perché prima quando si trattava soltanto di fughe, questo non riguardava il pubblico nel modo in cui invece accade adesso. Quando si parla di danni fisici, allora è inevitabile una scelta come questa”.
Nei prossimi giorni saranno pubblicati i risultati dell’indagine statunitense sugli attacchi informatici con i quali furono sottratti dati personali dei dipendenti di Sony e film non ancora distribuiti.
La pellicola, definita da Pyongyang “un atto di guerra”, è costata circa 35 milioni di euro. Il suo ritiro è stato contestato da diversi attori hollywoodiani che accusano Sony di aver ceduto al ricatto.