Münchau: saranno necessari massicci acquisti di titoli per salvare l’Italia dalla bancarotta

Münchau, nella sua rubrica sul settimanale Der Spiegel, si pronuncia sulla decisione da parte della BCE di acquistare titoli di stato dal 2015: massicci acquisti  saranno necessari per salvare l’Italia dalla bancarotta, ma l’introduzione di eurobond, afferma, sarebbe stata più economica e più efficace. 

Draghi

di Wolfgang Munchau, 08. 12. 2014

La Banca Centrale Europea si prepara a massicci acquisti di titoli di stato, che sono forse l’ultima possibilità per salvare stati come l’Italia dalla bancarotta. Ma ci sarebbero state possibilità più economiche.

Sul lungo periodo la logica economica vince sempre sull’ottusità giuridica. Sul lungo periodo non ha alcuna importanza quante clausole prive di senso sono scritte in un trattato europeo. Sul lungo periodo è altrettanto privo di importanza se la comunità dei giudici costituzionali e dei commentatori tedeschi va in iperventilazione.  Nel breve periodo però succede esattamente il contrario. I giuristi e i politici dell’ordine, pur non avendo la forza di risolvere un qualsivoglia problema economico, hanno forza sufficiente per impedire la soluzione del problema stesso.

Per l’eurozona il risultato di questa combinazione è catastrofico. Oggi scrivo sul tema perché giovedì la Banca Centrale Europea (BCE) ha fatto il passo decisivo per introdurre degli eurobond camuffati, con la decisione di ampliare il proprio bilancio di mille miliardi di euro. Anche se questa decisione non ha chiamato grandi titoli sui giornali, essa supera per importanza tutti i provvedimenti presi dall’inizio della crisi dell’euro. Dal 2015 la BCE comprerà  titoli di stato. E dopo aver cominciato non smetterà tanto presto, cioè smetterà solo fino a quando l’inflazione si aggirerà intorno al 2%.

Secondo i miei calcoli, non misurerei questo spazio temporale in mesi o in anni, bensì in euro: un volume di acquisti di due o tremila miliardi di euro dovrebbe essere sufficiente. La crisi del debito terminerebbe effettivamente quando un terzo di tutti i debiti dell’eurozona fosse liquidato attraverso la Banca Centrale.  Se si ha un’unione monetaria e non si vogliono titoli comuni, si ottiene una soluzione del genere.

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Un eurobond ufficiale, cioè un titolo comune emesso da tutti i Paesi dell’Eurozona, al contrario non sarebbe costato quasi nulla. In quel modo si sarebbe creato un titolo di credito che la Banca Centrale avrebbe potuto comprare in caso di crisi. Il potere di disporre dei soldi sarebbe stato a livello europeo, per cui i governi nazionali, che in questo modo sarebbero stati degradati, dal punto di vista della politica di bilancio, a Stati federati, non avrebbero avuto nessun accesso al denaro. Non sarebbe stato più così importante se avessero potuto ripagare i vecchi debiti oppure no.

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[callout template=”002″] Se le prospettive dell’inflazione continueranno a peggiorare, ha affermato Draghi durante un’audizione al Parlamento Europeo, la Bce attuera’ nuovi interventi compreso l’acquisto di titoli di Stato, una soluzione che incontra pero’ la ferma opposizione dei ‘falchi’ guidati dalla Bundesbank. [/callout] Questo è il vero scandalo della politica di Angela Merkel, la quale, volendo impedire l’introduzione degli eurobond, ottiene il contrario. Questa politica è economicamente più rovinosa di tutto ciò che i fanatici dell’Europa, così come i suoi opinionisti, hanno mai osato proporre.

Il repertorio classico delle Banche Centrali

Costituzionalisti e politici tedeschi finora non hanno ancora capito la dinamica di un’unione monetaria e il ruolo di una moderna Banca Centrale. Fin quando la BCE avrà la possibilità di comprare titoli, farà tutto ciò che sarà possibile per far terminare la crisi. La BCE agisce in maniera corretta. Ciò che succede non è una sua colpa.

Gli acquisti di titoli di debito fanno parte del classico repertorio delle Banche Centrali. La BCE deve agire così poiché sta mancando il suo obiettivo d’inflazione al 2%.  Ciò provoca, fra le altre cose, la caduta dell’Italia in una spirale deflazionistica: anche se il Paese si attiene alle regole sul deficit, il livello dei prezzi nel Paese cala mentre il valore reale dei debiti italiani aumenta. Non c’è da meravigliarsi se l’agenzia di rating Standard & Poor’s ha declassato i titoli di stato italiani. Il Paese si sta dirigendo verso la bancarotta a meno che nelle condizioni generali non cambi presto qualcosa.

Senza un parziale rilevamento dei debiti da parte della BCE per l’Italia esiste alla fine solo l’alternativa fra l’abbandono dell’Eurozona e la ristrutturazione del debito. La maggior parte degli osservatori non crede che l’euro sopravviverebbe a uno shock del genere.

Quello che ora riceviamo nella forma di programmi d’acquisto di titoli è la variante più costosa, antieconomica e antidemocratica dell’unione fiscale che si possa immaginare.

Traduzione di Abu Aharon   per Voci dall’estero