5 dic. – La Crimea ha un “enorme valore sacro e civile” per la Russia, “come il Monte del Tempio a Gerusalemme per coloro che professano l’ebraismo e l’islam”, e questo sara’ cosi’ “per sempre”. Vladimir Putin ha rassicurato il Paese che, nonostante i “tempi difficili”, la Russia rimarra’ forte. Il presidente ha palato di “tempi stressanti e difficili”, ma ha dichiarato che le sanzioni sono soltanto un “enorme incentivo per accelerare lo sviluppo” interno.
Sull’Ucraina (dove e’ avvenuto un “colpo di Stato”) Putin ha usato toni di apertura, promettendo sostegno alle riforme di Kiev e “rispetto verso il popolo fratello e la sua sovranita’”.
La crisi nella ex repubblica sovietica, che ha portato i rapporti con l’Occidente ai minimi storici, facendo parlare di nuova Guerra Fredda, non implichera’ un auto-isolamento della Russia: “Sotto nessuna circostanza, ridurremo i nostri legami con l’America e l’Europa, ma allo stesso tempo espanderemo le relazioni tradizionali con il sud del continente americano e continueremo la cooperazione con l’Africa e i Paesi del Medio Oriente”.
Putin ha escluso che Mosca sia intenzionata a intraprendere “una corsa al riarmo”, ma ha assicurato senza mezzi termini che “si difendera’”.
Dall’Ucraina, intanto, arrivano spiragli che si possa arrivare a una tregua reale. Da martedi’ prossimo nell’est del Paese dovrebbe entrare in vigore un vero cessate il fuoco, dopo quello concordato il 5 settembre a Kiev e violato sistematicamente in questi due mesi. La conferma dell’accordo negoziato nei giorni scorsi e’ arrivata dal presidente ucraino, Petro Poroshenko, e dai separatisti filo-russi. “Il 9 dicembre smetteremo di sparare”, ha promesso Poroshenko, spiegando che l’indomani Kiev avviera’ il ritiro degli armamenti pesanti dalle regioni di Donetsk e Lugansk, a patto che i separatisti rispettino la tregua.