Disabili, assunzioni fantasma: Così tre Coop truffavano l’Inps

disabile2 dic – Truffa aggravata per il conseguimento di finanziamenti pubblici, falsità ideologica commessa da un pubblico ufficiale in atti pubblici e soppressione di atti, tutto aggravato dall’aver commesso i fatti con abuso di ufficio. Sono questi i reati per i quali è stato arrestato C.B., un 65enne ex dipendente della Regione Lazio.Ad eseguire l’ordinanza di custodia cautelare in carcere, sono stati gli agenti del Commissariato di Anzio-Nettuno, diretti da Mauro Baroni. L

’indagine ha avuto inizio a seguito di una querela presentata nel maggio del 2012 dal papà di un ragazzo diversamente abile, che era venuto a conoscenza dell’assunzione fittizia di suo figlio da parte di una cooperativa sociale. Gli iniziali accertamenti degli investigatori hanno permesso di accertare che anche la mamma di un altro ragazzo diversamente abile, si era trovata nella stessa situazione. Quindi la sorpresa: otto le false assunzioni di ragazzi disabili, tutti residenti ad Anzio e Nettuno, da parte di tre cooperative sociali, risultate amministrate da tre donne: madre e figlia di Nettuno e una ragazza di Cisterna di Latina. Le assunzioni, fatte all’insaputa dei diretti interessati e dei propri familiari, permettevano alle coop di ottenere vari benefici, con danno erariale all’Inps.

Secondo la legge, l’assunzione dei portatori di handicap è obbligatoria soltanto quando la dotazione organica supera i 15 dipendenti, cosa non riscontrata nel caso specifico. L’entrata in scena di C.B. permetteva l’erogazione di consistenti somme di denaro a compiacenti amministratori di fantasiose coop «amiche», create ad hoc per portare a termine la truffa. Emblematica è risultata anche la concomitante attribuzione di consulente del lavoro alla medesima persona per tutte e tre le cooperative ed anche, in due di loro, della stessa sede legale. Le tre sedi operative erano di fatto inesistenti.

Addirittura una delle cooperative aveva ottenuto dalla Regione due finanziamenti: il primo di 104.200,00 euro e il secondo di 170.000, quest’ultimo non ancora elargito. In un altro caso è stata accertata la soppressione della documentazione originale, sostituita con altra alterata e falsificata, al fine di rendere la medesima formalmente corretta.

Evidenti alterazioni anche nella documentazione utilizzata per l’erogazione del finanziamento, accreditato su un conto corrente riconducibile all’arrestato. Su un altro conto dove era stato versato parte del finanziamento – circa 62.000 euro – sono state nel tempo prelevate consistenti somme di denaro in contanti, con pagamenti presso i più svariati negozi di intimo, elettronica, abbigliamento, farmacie, supermercati, centri estetici e l’acquisto di un’auto, tanto da azzerare l’intera provvista. Analoghi indizi sono stati raccolti anche nei confronti di altre cinque persone, tra cui commercialisti, consulenti di lavoro, amministratori di cooperative ed altro, attualmente indagate.

Francesca Mariani – il tempo