22 nov – Abolite, sparite, cancellate. Qualcuno, lo scorso aprile, ci aveva detto che le Province non esistevano più. Che la severa ed impietosa legge Delrio le avrebbe svuotate e declassate in attesa della scomparsa definitiva con la riforma del titolo V della Costituzione. Invece, non solo sono ancora lì, con gli stessi poteri e con gli stessi presidenti di prima, ma continuano pure a succhiarci soldi.
E non si tratta di bruscolini, ma di diversi miliardi di euro che vengono sfilati sottobanco dalle tasche degli automobilisti. Nel 2014, stando ai calcoli effettuati dal portale Facile.it su dati Ania, il furto con destrezza porterà nelle casse degli enti fantasma circa 2,3 miliardi di euro.
Il simpatico balzello è nascosto ben bene nella polizza Rc auto che tutti i possessori di una vettura devono obbligatoriamente sottoscrivere. Il costo dell’assicurazione, infatti, il cui livello scatena periodiche ondate di indignazione contro le compagnie, comprende una quota non indiffirente di imposte. Su 100 euro versati alla società di assicurazione l’obolo per lo Stato può arrivare fino a 26,5 euro. Di questi, il 10,5% va al Servizio sanitario nazionale e il 16% alle Province.
Alla raccolta a favore degli enti in via di sparizione (che si beccano in sostanza il 60% delle imposte) contribuiscono tutti i territori in misura proporzionale al numero di polizze e sulla base delle diverse aliquote applicate (dal 10,5 al 16%). Anche in questo caso, come per altri tributi locali, le amministrazioni hanno la possibilità di alzare o abbassare l’asticella di 3,5 punti rispetto all’imposta base del 12,5%. Inutile dire cosa è successo: dal 2011, quando il decreto sul federalismo fiscale ha dato il via alla giostra, oltre l’80% degli enti ha portato l’aliquota al valore massimo. Qualcuno, sfacciatamente, come Nuoro, lo ha addirittura fatto lo scorso luglio, quando il Parlamento aveva già approvato l’iter per l’abolizione.
Quanto al gettito, a fare la parte del leone ci sono le province più grandi come Roma (197 milioni), Milano (128), Napoli (105) e Torino (90). In fondo alla classifica troviamo invece i centri più piccoli come Caserta (29), Lecce (29) o Vicenza (22). In tutto, come si diceva, il bottino stimato per l’anno in corso è di 2,3 miliardi. A questi bisogna aggiungere altri 1,5 miliardi che invece andranno a rimpolpare il Servizio sanitario nazionale (che dovrebbe essere già sostenuto dalla fiscalità generale).
E anche qui c’è una bella sorpresina dietro l’angolo. La riforma del Lavoro (legge 92/2012) aveva già sforbiciato la possibilità di portare le somme in deduzione, consentendo di scaricare dalla dichiarazione solo la parte che eccede i 40 euro. Il che significa che se non hai una Ferrari, togli ben poco o niente dall’imponibile. Con il decreto Imu del 2013 il governo ha levato definitivamente dal tavolo anche queste ultime briciole. Dall’anno d’imposta 2014, infatti, il contributo al Servizio sanitario nazionale inserito nelle polizze Rc auto non sarà più deducibile fiscalmente né ai fini delle imposte sui redditi delle persone fisiche, né ai fini Irap per imprese e professionisti. Guidate con prudenza.
di Sandro Iacometti per liberoquotidiano
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