Appello agli indifferenti. Il voto di domenica è un dovere civile, una sfida morale alla quale non ci si può sottrarre!
Le elezioni regionali in Emilia Romagna interesseranno 340 Comuni e 3.460.402 elettori, di cui 1.669.939 uomini e 1.790.463 donne. Le sezioni elettorali sono 4.512. Le elezioni regionali in Calabria invece, interesseranno 409 Comuni e 1.897.729 elettori, di cui 927.580 uomini e 970.149 donne. Le sezioni elettorali sono 2.409.
Due regioni rosse ‘in mano’ ( un tempo si diceva: amministrate) a una cloaca di farabutti, indagati, imputati, condannati che parlano di ‘cambiare il Paese’. Ebbene sì! Approfittiamone, ascoltiamoli, cosa c’è di meglio che votare davvero il cambiamento?
Per questo voglio invitare gli elettori tutti a votare e lo voglio fare come lo fece Gramsci quando nel 1917, scrisse il suo caloroso ‘appello’. Gramsci era ancora nel Partito Socialista, ma scrisse parole che dovrebbero insegnare agli italiani a non abbandonare la buona abitudine di andare a votare, molto più numerosi che negli altri paesi europei perchè, più la politica non è al servizio del popolo, più i cittadini debbono usare la sola arma di distruzione di casta: il voto.
Armando Manocchia – 22 novembre 2014
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Ecco cosa scrisse allora Gramsci:
“Odio gli indifferenti. Credo che vivere voglia dire essere partigiani. Chi vive veramente non può non essere cittadino e partigiano. L’indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti.” L’indifferenza è il peso morto della storia. L’indifferenza opera potentemente nella storia. Opera passivamente, ma opera. È la fatalità; è ciò su cui non si può contare; è ciò che sconvolge i programmi, che rovescia i piani meglio costruiti; è la materia bruta che strozza l’intelligenza.
Ciò che succede, il male che si abbatte su tutti, avviene perché la massa degli uomini abdica alla sua volontà, lascia promulgare le leggi che solo la rivolta potrà abrogare, lascia salire al potere uomini che poi solo un ammutinamento potrà rovesciare. Tra l’assenteismo e l’indifferenza poche mani, non sorvegliate da alcun controllo, tessono la tela della vita collettiva, e la massa ignora, perché non se ne preoccupa; e allora sembra sia la fatalità a travolgere tutto e tutti, sembra che la storia non sia altro che un enorme fenomeno naturale, un’eruzione, un terremoto del quale rimangono vittime tutti, chi ha voluto e chi non ha voluto, chi sapeva e chi non sapeva, chi era stato attivo e chi indifferente. Alcuni piagnucolano pietosamente, altri bestemmiano oscenamente, ma nessuno o pochi si domandano: se avessi fatto anch’io il mio dovere, se avessi cercato di far valere la mia volontà, sarebbe successo ciò che è successo?
Odio gli indifferenti anche per questo: perché mi dà fastidio il loro piagnisteo da eterni innocenti. Chiedo conto a ognuno di loro del come ha svolto il compito che la vita gli ha posto e gli pone quotidianamente, di ciò che ha fatto e specialmente di ciò che non ha fatto. E sento di poter essere inesorabile, di non dover sprecare la mia pietà, di non dover spartire con loro le mie lacrime. Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti”.