Radici cristiane nei trattati UE? Il card. Parolin è poco informato

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21 nov 2014 – “Se guardiamo il trattato di Lisbona, li’ nel primo articolo, mi pare, sono richiamati una serie di valori che sono fondamentalmente valori cristiani, che hanno le loro radici nella storia e nell’apporto che il nostro cristianesimo ha dato al continente, a partire dalla dignita’ della persona umana, il tema della liberta’, il tema della democrazia, il tema dell’uguaglianza, il tema dello stato di diritto, il tema del rispetto dei diritti umani”. (Caro cardinale, le pare male)

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Alla domanda se sia stata una decisione giusta quella di non inserire nel Trattato costituzionale europeo una frase ad hoc sulle radici cristiane dell’Europa, Schulz ha detto favorevole alla decisione.

“Le radici culturali e religiose della nostra Europa sono importantissime, e ovviamente il ruolo di quelle giudaico-cristiane è incontestabile, è immenso. Ritengo, però, che una menzione giuridica nel Trattato avrebbe avuto un carattere di esclusività, che avrebbe chiuso porte, più che aprirne. La nostra Europa, se vuole affrontare le sfide di domani, dev’essere tollerante, inclusiva e guardare al futuro”.

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Lo afferma il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano, che, in un’intervista a Radio vaticana, parla di Europa in vista del viaggio di Papa Francesco a Strasburgo il prossimo 25 novembre. “Sono tutti valori che nascono dall’humus del cristianesimo e quindi se si cerca di viverli e di realizzarli io credo che si sta dando vigore alle stesse radici cristiane dell’Europa. Senza dimenticare il contributo specifico che i cristiani devono dare anche alla costruzione europea“. “Credo che noi cristiani, e noi cattolici in particolare – prosegue Parolin – dobbiamo essere convinti della bonta’ e della validita’ di questo progetto, e portare il nostro contributo in due sensi. Da una parte dare un cuore all’Europa, dare un’anima all’Europa. Quello di cui ci si lamenta spesso e’ proprio questa mancanza di anima. Credo che questo e’ un contributo specifico che possiamo dare noi, e dall’altra parte mi richiamerei ad un concetto molto caro al Papa Benedetto che e’ quello di allargare gli spazi della ragione, tra fede e ragione non c’e’ opposizione, come spazi di incontro e collaborazione con tutti per la costruzione di quest’Europa che tutti desideriamo e che tutti sogniamo”

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